UN AMORE AL SETTIMO ANNO
Una macchina corre sull’immensa ragnatela autostradale padana, proveniente dalla Francia: dopo aver percorso la grandiosa tangenziale di Torino, sta per immettersi nella megarete di Milano da cui puoi lanciarti ovunque in Italia e in Europa.
In questo sistema d’orbite e satelliti, milioni di macchine si muovono ogni giorno come asteroidi, apparentemente vaganti nello spazio aperto della pianura, invece ordinatamente catturati dal flusso che l’attraversa incessante, dalle prime ore del giorno fino a tarda sera. Mentre lei lo sta lasciando per sempre, e si parla d’affidamento |
dei bambini, l’auto decide di andare verso Bergamo, Verona, Vicenza, Trieste, non si fermerà? Lui piange, spesso, sommessamente, troppo, e il suo pianto si confonde con le gocce di pioggia che stanno iniziando a scendere copiose sul parabrezza.
Lei sorride, sarcastica ma triste, risponde al telefono: dice al suo nuovo amore di Cavarzere che si vedranno domani mattina nel solito bar della piazza principale. Lo desidera, ma adesso non può parlare.
Lui frena di colpo sull’asfalto viscido, per evitare un cane che non attraversa sulle strisce. L’auto tampona il tir che li precede, a 160 chilometri l’ora. Un incidente tremendo pone fine ad ogni discussione, a sofferenze, tradimenti e adulteri. Esito di un amore al capolinea: blocco dell’autostrada A4 per ore, lamiere contorte, benzina e olio sparsi sull’asfalto, ambulanze, polizia, carri attrezzi e due bambini orfani.
Non sapevano, forse, gli sposi entrati nella crisi del settimo anno, massacrati dal fato, che l’amore potrebbe essere solo una questione d’equilibrio chimico della serotonina e dell’adrenalina nell’organismo? Come dire: se nel motore di un’auto metti il carburante sbagliato, non funziona. Può essere. Ma senza autista la macchina non parte, anche se hai fatto il pieno, così una casa cade nell’anarchia senza un buon capofamiglia.
L’amore quindi non è la serotonina, e neppure l’effetto che può produrre la cocaina su un marito pigro, ma la Cosa che muove il mondo: un bel terremoto! Nell’apparente caos del caso e nell’apparente incomprensibilità delle motivazioni, la Volontà e l’Ordine che permettono la Vita sono l’Amore. Il solo Potere è il Piano dell’Amore, suonato come Dio comanda, s’intende. Chopin andrebbe benissimo, perché la vera motivazione che ci spinge è la purificazione della vita, o meglio l’espandersi della Luce, delle vibrazioni e delle melodie negli universi.
Solo in un mondo romantico-dualistico la luce necessita del buio, e viceversa, ma in un mondo non dualistico potrebbero esistere solo il buio o la luce? In un mondo non dualistico avrebbe senso aprire una fabbrica di lampadine? Forse sì, visto che l’uomo non è un essere di buio, ma di luce, al contrario dell’assicuratore. Lucifero, che si crede un dio solo perché controlla la materia e le polizze d’assicurazione degl’istinti, delle vite e delle FIAT, non può distruggere l’uomo, perché nell’uomo c’è Dio, che è la vera Luce.
La luce di Lucifero sta nella parte più bassa e materiale dell’essere umano, come il portfolio clienti in quella dell’assicuratore. Nella luce di Dio non può entrare quella di Lucifero, che come tutti gli esseri creati appartiene a Dio, che non è né assicurato né assicurabile! E’ impossibile che chi sia stato creato da un essere eterno possa distruggere il suo creatore, ed è altrettanto impossibile che il creatore voglia annientare le proprie creature. E' altrettanto impossibile che il Creatore abbia creato gli assicuratori. Le assicurazioni quindi non servono, ve l’assicuro. Il buio non può vincere nel mondo dualistico, come non potrà mai vincere per sempre il profitto, che è sempre sopraffatto dalla luce delle speculazioni sbagliate. Il buio in realtà non esiste, perché è semplicemente la mancanza di luce e non il contrario. La luce non è l’assenza del buio, ma un effetto della luce. E’ la luce che si muove, il buio non è, quindi non ha intelligenza, proprio come l’assicuratore. Mondi senza luce, quindi senza vita, almeno inorganica, sono impensabili. S’è mai visto un gabinetto di una compagnia d’assicurazioni pulito? Ciò che l’uomo non può concepire non può esistere. Se qualcuno può immaginare d’essere nel buio assoluto, anche se ha paura, anche se vuole il suo orsacchiotto, il buio è vinto. E se il buio può essere immaginato come personalizzato, quindi intelligente, il Signor Buio vince se stesso. E ancora: se l’uomo vive nel Signor Buio con il suo peluche, e il Signor Buio vive in sé, ma senza peluche, rinasce il dualismo. Altrettanto dicasi per un Signor Buio vuoto, o per una Signora Luce vuota, che sarebbero, se concepibili, la stessa cosa: un nulla in bianco e nero. Chi potrebbe mai dire: sono nel nulla? Equivarrebbe a dire sono il nulla, ma se sono il nulla, io sono qualcosa. Persino Fabrizio Frizzi non è un’eccezione che conferma la regola, anche se incarna il vuoto assoluto e non è nessuno. Insomma, o sono o non sono, ma visto che non posso pensarmi non esistente in qualche forma, sono.
Io sono Fabrizio Frizzi, e anche la coppia di sposi deceduti. Essere o non essere, questo è il dilemma. Morire, dormire, forse sognare, senza aver assunto sonniferi o melatonina. Ah, non potrei mai affermare d’essere morto, al massimo potrei dire sono immobile e ho una visione, ho sono un mobile e ho una televisione, ma mai non sono. Altrettanto inesatto dire sono nel vuoto, perché il vuoto non può che essere forzato ad esistere da un contenitore.
Il contenitore non è il vuoto, ma può contenerlo, come Fabrizio Frizzi. Il vuoto quindi, al suo esterno, è pieno di contenitore. Coppie dualistiche e stati della mente, non la mente stessa. La mente stessa si conosce senza auto rappresentarsi, né proiettarsi, e può andare al cinema, può essere il cinema, il film e gli attori al tempo stesso, ma anche il proiettore e la pellicola proiettata: non ha nessun bisogno di misurarsi per conoscersi. Questo, per dire che non voglio conoscermi, sono troppo depresso per affrontare situazioni di tipo sociale. E poi… (non si inizia mai una frase con una congiunzione), di tutte queste metafore alla coppia scomparsa in un incidente esagerato sulla Torino – Trieste, non gliene frega niente, anche perché l'assicurazione della macchina era scaduta da un mese e nessuno se n'era accorto. I danni li pagheranno i parenti delle vittime. Sarà una situzione che richiederà un equilibrio chimico perfetto nell’organismo.
Lei sorride, sarcastica ma triste, risponde al telefono: dice al suo nuovo amore di Cavarzere che si vedranno domani mattina nel solito bar della piazza principale. Lo desidera, ma adesso non può parlare.
Lui frena di colpo sull’asfalto viscido, per evitare un cane che non attraversa sulle strisce. L’auto tampona il tir che li precede, a 160 chilometri l’ora. Un incidente tremendo pone fine ad ogni discussione, a sofferenze, tradimenti e adulteri. Esito di un amore al capolinea: blocco dell’autostrada A4 per ore, lamiere contorte, benzina e olio sparsi sull’asfalto, ambulanze, polizia, carri attrezzi e due bambini orfani.
Non sapevano, forse, gli sposi entrati nella crisi del settimo anno, massacrati dal fato, che l’amore potrebbe essere solo una questione d’equilibrio chimico della serotonina e dell’adrenalina nell’organismo? Come dire: se nel motore di un’auto metti il carburante sbagliato, non funziona. Può essere. Ma senza autista la macchina non parte, anche se hai fatto il pieno, così una casa cade nell’anarchia senza un buon capofamiglia.
L’amore quindi non è la serotonina, e neppure l’effetto che può produrre la cocaina su un marito pigro, ma la Cosa che muove il mondo: un bel terremoto! Nell’apparente caos del caso e nell’apparente incomprensibilità delle motivazioni, la Volontà e l’Ordine che permettono la Vita sono l’Amore. Il solo Potere è il Piano dell’Amore, suonato come Dio comanda, s’intende. Chopin andrebbe benissimo, perché la vera motivazione che ci spinge è la purificazione della vita, o meglio l’espandersi della Luce, delle vibrazioni e delle melodie negli universi.
Solo in un mondo romantico-dualistico la luce necessita del buio, e viceversa, ma in un mondo non dualistico potrebbero esistere solo il buio o la luce? In un mondo non dualistico avrebbe senso aprire una fabbrica di lampadine? Forse sì, visto che l’uomo non è un essere di buio, ma di luce, al contrario dell’assicuratore. Lucifero, che si crede un dio solo perché controlla la materia e le polizze d’assicurazione degl’istinti, delle vite e delle FIAT, non può distruggere l’uomo, perché nell’uomo c’è Dio, che è la vera Luce.
La luce di Lucifero sta nella parte più bassa e materiale dell’essere umano, come il portfolio clienti in quella dell’assicuratore. Nella luce di Dio non può entrare quella di Lucifero, che come tutti gli esseri creati appartiene a Dio, che non è né assicurato né assicurabile! E’ impossibile che chi sia stato creato da un essere eterno possa distruggere il suo creatore, ed è altrettanto impossibile che il creatore voglia annientare le proprie creature. E' altrettanto impossibile che il Creatore abbia creato gli assicuratori. Le assicurazioni quindi non servono, ve l’assicuro. Il buio non può vincere nel mondo dualistico, come non potrà mai vincere per sempre il profitto, che è sempre sopraffatto dalla luce delle speculazioni sbagliate. Il buio in realtà non esiste, perché è semplicemente la mancanza di luce e non il contrario. La luce non è l’assenza del buio, ma un effetto della luce. E’ la luce che si muove, il buio non è, quindi non ha intelligenza, proprio come l’assicuratore. Mondi senza luce, quindi senza vita, almeno inorganica, sono impensabili. S’è mai visto un gabinetto di una compagnia d’assicurazioni pulito? Ciò che l’uomo non può concepire non può esistere. Se qualcuno può immaginare d’essere nel buio assoluto, anche se ha paura, anche se vuole il suo orsacchiotto, il buio è vinto. E se il buio può essere immaginato come personalizzato, quindi intelligente, il Signor Buio vince se stesso. E ancora: se l’uomo vive nel Signor Buio con il suo peluche, e il Signor Buio vive in sé, ma senza peluche, rinasce il dualismo. Altrettanto dicasi per un Signor Buio vuoto, o per una Signora Luce vuota, che sarebbero, se concepibili, la stessa cosa: un nulla in bianco e nero. Chi potrebbe mai dire: sono nel nulla? Equivarrebbe a dire sono il nulla, ma se sono il nulla, io sono qualcosa. Persino Fabrizio Frizzi non è un’eccezione che conferma la regola, anche se incarna il vuoto assoluto e non è nessuno. Insomma, o sono o non sono, ma visto che non posso pensarmi non esistente in qualche forma, sono.
Io sono Fabrizio Frizzi, e anche la coppia di sposi deceduti. Essere o non essere, questo è il dilemma. Morire, dormire, forse sognare, senza aver assunto sonniferi o melatonina. Ah, non potrei mai affermare d’essere morto, al massimo potrei dire sono immobile e ho una visione, ho sono un mobile e ho una televisione, ma mai non sono. Altrettanto inesatto dire sono nel vuoto, perché il vuoto non può che essere forzato ad esistere da un contenitore.
Il contenitore non è il vuoto, ma può contenerlo, come Fabrizio Frizzi. Il vuoto quindi, al suo esterno, è pieno di contenitore. Coppie dualistiche e stati della mente, non la mente stessa. La mente stessa si conosce senza auto rappresentarsi, né proiettarsi, e può andare al cinema, può essere il cinema, il film e gli attori al tempo stesso, ma anche il proiettore e la pellicola proiettata: non ha nessun bisogno di misurarsi per conoscersi. Questo, per dire che non voglio conoscermi, sono troppo depresso per affrontare situazioni di tipo sociale. E poi… (non si inizia mai una frase con una congiunzione), di tutte queste metafore alla coppia scomparsa in un incidente esagerato sulla Torino – Trieste, non gliene frega niente, anche perché l'assicurazione della macchina era scaduta da un mese e nessuno se n'era accorto. I danni li pagheranno i parenti delle vittime. Sarà una situzione che richiederà un equilibrio chimico perfetto nell’organismo.