POESIA
Arimanne
Dall’eterno inespresso degli evi, quando scesi cosciente nel caos, dall’eterno stridore del buio, dal perfetto e causale mio inferno, io ti caccio e ti odio bambino, che non vuoi barattar lo stupore col perir nell’aver con dolore. Tra gli Antichi, guerrieri feroci, soggiogato ho tempeste e uragani, cavalcando mille draghi di lava, noi, eroi, dominammo la furia, e il riposo io imposi in Lemuria ai vulcani che urlavan sovrani, poi il vapore, la pioggia, la vita. Possedemmo in quei giorni la terra, generando la stirpe sottile, che ancor oggi governa la guerra: i Giganti, i Lunari, gli Atroci, i Frustanti, i Furiosi, gli Orrendi, e la Soglia varcò l’Architetto, tra le fauci il Leone ha il progetto! Questo uomo, è ben misera cosa, che difendere e offender dobbiamo, nel suo vago venire e tornare in deliri di senso e di senno, per distrugger l’essenza vibrante ed il sangue mutare in vapore, ché chi ama, al contempo poi muore. |