POESIA
Scrivimi!
E Rimini dov’è, Pensione Primavera, la spiaggia, poi la doccia, averti quand’è sera? In questa stanza, lontana dal mare, il tuo ricordo ho imparato ad odiare, e con le tasche ormai piene di vento, mi sento perduto ai confini del tempo. Ma tu scrivimi, scrivimi, scrivimi, per dirmi chi ami adesso, Ma tu straziami, straziami, straziami, gridami d’ogni amplesso. Il foglio non lo firmare, la busta non l’affrancare, tanto è una gran frustata il senso della vita. Dissolvermi nel nero della notte, funesto rimpianto di quel vino, che Baudelaire regalò all’assassino, inchiodato ad un volante, con il volto agonizzante, con il piede dissennato al pedale incatenato, veleggiando a mille all’ora verso un tempo ormai passato, nel gran vuoto che hai lasciato. Tangenziale verso il mare, tangenziale verso il male, uscirò sulla statale, perché ho voglia di provare, ad annegare il mio morire, perché ho voglia di dolore nel goder di quel piacere. Regina bruna, regina senza luna, Venere di fortuna, falò di gommapiuma che gelano l’ardore della notte. Madonna scaltra, vergine spodestata, stai sulla barricata, la vita è una sceneggiata, l’amore una coltellata. Sotto il cielo di Torino, sotto il cielo di Dublino, ogni notte passa il tuono, ogni uomo è un assassino con il cuor di cartapesta, con il cuor di clandestino, ogni Adamo è un levantino che violenta il suo bambino. Ma tu prendimi, prendimi, prendimi, dentro l’anima tua, fremiti, palpiti, gemiti, che siano di paura, i soldi non li contare, se vuoi mi puoi derubare, tanto è una gran frustata il senso della vita. |