Coppia aperta
I miei genitori sono stati dei veri latitanti del rapporto di coppia e hanno fatto molto per educarmi, costruendo in me una solida coscienza da nomade. Per me la vita è sempre stata un Esodo, non per niente mi chiamo Mosè.
Quando mio padre diceva alla mamma: "Cara, vado a comprare le sigarette..." Lei capiva. Papà era capace di uscire alle diciotto dalla porta e di rientrare alle due del mattino dalla finestra, oppure di uscire alle due del mattino dalla porta per rientrare alle diciotto dalla finestra. |
Abitavamo al piano rialzato. Di solito preferiva uscire vestito di tutto punto, sobrio, passando dalla porta, e rientrare in mutande, ubriaco, dalla finestra.
Una sera accadde l'irreparabile: papà rientrò a casa sobrio, con le scarpe zuppe di fango. La mamma se la prese molto perché aveva appena incerato il pavimento della sala da pranzo, e osò dirgli: "Potevi fare più attenzione!" Così il giorno seguente papà a casa non ci tornò proprio e la minestra si raffreddò.
Ricomparve qualche tempo dopo, cantando Ne me quitte pas. Indossava uno smoking ed entrò dalla porta tenendo in mano una bottiglia di champagne e un mazzo di rose rosse. Erano trascorsi sette anni, ma si stentava ad accorgersene. Lui aveva un'eccezionale capacità d’adattamento all'ambiente. Riusciva a dimostrare un'età differente secondo le circostanze. Era stato così fin da piccolo: a dieci anni ne dimostrava venti e a venti dieci. Quel mattino, alle sette e dodici, non avrebbe mai potuto ammettere d'essersi assentato per più di un'ora e un quarto. Decise, quindi, di non sembrare più vecchio di quando era uscito da casa, sette anni prima.
La mamma gli sussurrò dolcemente: "Scusami caro, mi spiace, ma la minestra si è raffreddata di nuovo." E lui: "Allora riscaldala, che ho fame."
"Le hai comprate le sigarette?".
"Sì, sono stato a San Marino, laggiù costano meno e sono assai più aromatiche. Purtroppo c'era lo sciopero dei treni e ho fatto tardi."
"Non importa," riprese lei comprensiva "spero che tu abbia preso qualche pacchetto in più per Mosè" che sono io.
"Fuma? Ah già, dovrebbe avere circa venti anni…"
"Diciannove e otto mesi, caro."
"Dov'è?" chiese il babbo, guardandosi attorno, sorpreso per la mia assenza.
"Intuendo che gli avresti portato da fumare è andato un attimo a comprare i fiammiferi."
"Pensi che tarderà molto?"
"Non credo, è uscito sì e no due mesi fa."
"Tieni la minestra in caldo! Vado a cercarlo io, quel lavativo, e te lo riporto a casa per le orecchie!" sbottò mio padre arrabbiatissimo. Non era cattivo, ma guai a toccargli l'unità della famiglia.
C’incontrammo a Senigallia, davanti all’antica Rocca. Mi disse con aria di rimprovero: "Perché non mi hai aspettato?! T'avrei detto che qui ci sono già stato, comunque, se ci tenevi, avremmo potuto fare il viaggio insieme. Adesso andiamo, che la minestra si sta raffreddando."
La mamma nel frattempo, stanca di aspettarci, se n'era andata con il suo Romeo, l'impresario di pompe funebri. Non sarebbe più tornata. Non ci amava abbastanza. "Vatti a fidare delle donne," esclamò il babbo quando entrammo in casa, "se fanno tutte così lo credo che poi i matrimoni vanno a rotoli!"
Non sopportavo più quel suo ostinato attaccamento alla tradizione, piuttosto che litigare di nuovo decisi di andare a fare quattro passi. Lo salutai, mentre continuava a borbottare: "Sì, in questa casa c'è proprio bisogno di una donna. La minestra è sempre fredda!"
Aveva ragione, quando tornai dal pub, due sere dopo, la minestra era gelata ed anche il babbo era freddo.
Conclusi: "Caspita come porta bene i suoi cinquantasei anni, ne dimostra sì e no trentadue e quattro mesi."
Quella notte uscii da casa ubriaco per andare a farmi una cosa al pub, dopo aver tolto l’acqua dalla vasca da bagno perché faceva impressione rossa com’era. Pulii anche la lametta da barba e la riposi nel mobiletto, tutto in perfetto silenzio, per non disturbare papà che… riposava tanto bene.
Una sera accadde l'irreparabile: papà rientrò a casa sobrio, con le scarpe zuppe di fango. La mamma se la prese molto perché aveva appena incerato il pavimento della sala da pranzo, e osò dirgli: "Potevi fare più attenzione!" Così il giorno seguente papà a casa non ci tornò proprio e la minestra si raffreddò.
Ricomparve qualche tempo dopo, cantando Ne me quitte pas. Indossava uno smoking ed entrò dalla porta tenendo in mano una bottiglia di champagne e un mazzo di rose rosse. Erano trascorsi sette anni, ma si stentava ad accorgersene. Lui aveva un'eccezionale capacità d’adattamento all'ambiente. Riusciva a dimostrare un'età differente secondo le circostanze. Era stato così fin da piccolo: a dieci anni ne dimostrava venti e a venti dieci. Quel mattino, alle sette e dodici, non avrebbe mai potuto ammettere d'essersi assentato per più di un'ora e un quarto. Decise, quindi, di non sembrare più vecchio di quando era uscito da casa, sette anni prima.
La mamma gli sussurrò dolcemente: "Scusami caro, mi spiace, ma la minestra si è raffreddata di nuovo." E lui: "Allora riscaldala, che ho fame."
"Le hai comprate le sigarette?".
"Sì, sono stato a San Marino, laggiù costano meno e sono assai più aromatiche. Purtroppo c'era lo sciopero dei treni e ho fatto tardi."
"Non importa," riprese lei comprensiva "spero che tu abbia preso qualche pacchetto in più per Mosè" che sono io.
"Fuma? Ah già, dovrebbe avere circa venti anni…"
"Diciannove e otto mesi, caro."
"Dov'è?" chiese il babbo, guardandosi attorno, sorpreso per la mia assenza.
"Intuendo che gli avresti portato da fumare è andato un attimo a comprare i fiammiferi."
"Pensi che tarderà molto?"
"Non credo, è uscito sì e no due mesi fa."
"Tieni la minestra in caldo! Vado a cercarlo io, quel lavativo, e te lo riporto a casa per le orecchie!" sbottò mio padre arrabbiatissimo. Non era cattivo, ma guai a toccargli l'unità della famiglia.
C’incontrammo a Senigallia, davanti all’antica Rocca. Mi disse con aria di rimprovero: "Perché non mi hai aspettato?! T'avrei detto che qui ci sono già stato, comunque, se ci tenevi, avremmo potuto fare il viaggio insieme. Adesso andiamo, che la minestra si sta raffreddando."
La mamma nel frattempo, stanca di aspettarci, se n'era andata con il suo Romeo, l'impresario di pompe funebri. Non sarebbe più tornata. Non ci amava abbastanza. "Vatti a fidare delle donne," esclamò il babbo quando entrammo in casa, "se fanno tutte così lo credo che poi i matrimoni vanno a rotoli!"
Non sopportavo più quel suo ostinato attaccamento alla tradizione, piuttosto che litigare di nuovo decisi di andare a fare quattro passi. Lo salutai, mentre continuava a borbottare: "Sì, in questa casa c'è proprio bisogno di una donna. La minestra è sempre fredda!"
Aveva ragione, quando tornai dal pub, due sere dopo, la minestra era gelata ed anche il babbo era freddo.
Conclusi: "Caspita come porta bene i suoi cinquantasei anni, ne dimostra sì e no trentadue e quattro mesi."
Quella notte uscii da casa ubriaco per andare a farmi una cosa al pub, dopo aver tolto l’acqua dalla vasca da bagno perché faceva impressione rossa com’era. Pulii anche la lametta da barba e la riposi nel mobiletto, tutto in perfetto silenzio, per non disturbare papà che… riposava tanto bene.