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Apocalissi in Bassa Frequenza

IL CAVALIERE DEL SOGNO PERDUTO


Immagine

(A Massimo Zollesi)
Massimo stava seduto sul freddo pavimento e osservava con occhi vispi la mamma, un po’ sarta, un po’ infermiera, e sorrideva dei suoi ospiti. Cercava amore, si baloccava senza sosta, dimenandosi, ma la siringa era più forte e presente di lui. Fu essa ad unirli per sempre in quei lontani giorni del 1964. Massimo voleva giocare coi piccoli pazienti, ecco tutto, farsi accettare, ma l’antagonista era terribile, di quelle che si dovevano ancora far bollire nel contenitore d’acciaio, prima di poterle usare. Bastarde, piccole lance, nemiche dei morbi verdi dagli occhi dilatati, portatrici di un breve, lancinante, dolor di natica.
Il pavimento della cucina: la graniglia delle piastrelle, testimone ovattata della nuova amicizia infermieristica, era disseminata di marmetti multicolore. Una creatura importante, perché tutte le case nuove di Via Luigi Cherubini avevano pavimenti tanto simili tra loro, da far pensare ad un magico intervento della dea architettonica post bellica. Tutti i nuovi appartamenti del proletariato aristocratico, profumavano di caffé appena fatto, da offrire agli ospiti. Sublime miscela, acquistata sfusa, tostata e macinata di fresco in torrefazione.
Tu, caro amico rimpianto, non sapevi quanto eri bello, fanciullo magro, magro, dal sorriso largo e dai modi primitivi, nei tuoi atavici calzoncini corti dei dieci anni, da cui nascevano come arbusti nodosi, gambe troppo lunghe per l’età.
Il mio prezioso alleato del cuore, del nostro semplice nucleo vitale, vilipeso e negletto, che il senso dell’esistere già allora non comprendeva. Sapevi usare risate larghe e manate d’affetto caloroso, abbracci stringenti, per dire "ti faccio amico", ai nuovi bimbi, e poi adolescenti compagni di strada, di scuola, e ragazze, ragazze, ragazze… tanto desiderate, fino alla spasimo tribolato!
 
Ma tu lo sapevi, il personaggio era nato, invisibile covava sotto la cenere dell’impossibilità, pronto a farsi vero per scatenare l'nfinito duello; presto si sarebbe rivelato il cavaliere del sogno. Per te, come per me, le donne erano l’ossessione. Come la timidezza. Grazie madri e padri divini, d’amore intessuti, che ci avete donato tutti i nostri pregi e tutti i nostri difetti! Grazie anni '60, grazie magia dei suburbi.
E tu oggi sei veramente un gentiluomo, ché ha radici: anche il glorioso Casanova t’invidierebbe per lo stile e il bon ton conquistati. Tu hai fatto alchimie terribili, per salvar l’anima, ed ora anche il Conte Balsamo, l’eccelso Cagliostro, t’invia messaggi di gloria, dall’alto del mondo dorato.
Cammini veloce, a testa alta, nelle strade del vecchio Piemonte, oscillando per la scelta modaiola, tra gli sfarzi del Re Sole e la sobrietà di Luigi XV. La giacca, sempre lunga oltre il ginocchio, cade morbida e s’indossa costantemente aperta, per esibire il panciotto, lievemente più corto… mi levo tanto di “tricorno”, ma sì, fammi accendere che sparo quattro stronzate! Non fumi, perfetto, io dico soltanto che nessuno laggiù, nella nostra Barriera di Milano, ha mai saputo valorizzare il tuo umorismo aristocratico e popolare, di chiara impronta… marziana: non ti ponevano in evidenza. Ma tu li ha messi tutti in riga, con le applicazioni, le piccole lacche, una miriade di bottoni-gioiello e i sontuosi bastoni da passeggio coi pomoli luccicanti.
 
Ti ricordi i bei tempi? Le pustole, l'acne, la rivoluzione proletaria, ed io mascherato, da Che Guevara, da cantautore, da tenebroso anarchico ottocentesco, intabarrato in oscuri mantelli a ruota?... a ben vedere ti ho preceduto nella rassegna dei personaggi. Chitarre, fumetti, progetti.
Era bello no?! Dici di no? Come no? Se erano i bei tempi, era bello! No, eh? Non insisto. Mi fai accendere... ho capito, non fumi, ma non hai neanche un cerino, un minerva, uno zolfanello? Dici di no? Non insisto.
I biscotti a forma di cuoricino li accetto, invece, e li conserverò finché campo. Dicevo? Sì, che da Luigi XV in poi la parrucca subisce un cambiamento radicale: dai colori naturali e sempre incipriata, si accorcia e diventa più liscia, impreziosita da piccoli boccoli laterali e dal codino, fermato da un nastro e imbustato in un apposito sacchetto di stoffa, per non macchiare la schiena di cipria. Ordine e pulizia, per Dio!
 
Cosa guardi?! Sì, i brufoli a volte li ho ancora… ti ricordi, quando passavano le ragazze davanti al bar Fasson o dal tabaccaio? Ma quanto ti fece penare Sandra? Meravigliosa creatura bionda, di classe, dai lunghi capelli snob, serici e lucenti. Bocca d'amore da baciare e poesie e lacrime a fiumi! Niente paura, i ricordi non sono contagiosi, si curano rivivendoli.
Le donne per me erano l’ossessione. Da solo mi sentivo mediocre, così tampinavo e agganciavo una che avevo visto in Via Cimarosa, iniziavo ad uscire con lei in Via Mercadante, e continuava a curarmi le altre nelle vie adiacenti. Lo so che non sono mai stato un bastardo ma solo… un porco. Mi sentivo meglio se riuscivo a completare la collezione, come con le figurine dei calciatori, sai?!  Però non dovevano tradirmi, perché ero gelosissimo.
Povero me, momenti come quelli hanno punteggiato i giorni di una vita garantita: che bella depressione! Una di queste sere quello lì lo sbatto fuori casa, cambio porta, serrature e non ci penso più.
 
A noi è sempre piaciuta l'ironia, come quando davi tanti schiaffetti sul collo e sulle guance di Pier Guido, fino a fargliele diventare rosse come un gambero. Era per far ridere le ragazze. Che figata, eh! Loro non sapevano che eravate d'accordo. Ti sarà sempre riconoscente per quello che gli hai fatto, è grazie a te se riusciva ad essere divertente.
A cinquanta anni suonati, rimpiangere le rose non colte e continuare a corteggiare d’istinto ogni donna carina non è normale! A quest’età è un segno d’infantilismo, dicono, soggiornare nel passato e credere d’avere possibilità e risorse illimitate.
Forse negli universi paralleli, c'è un altro noi stesso che vive un’eterna giovinezza ed infiniti amori; è questa la genialità del Grande Architetto. Ha costruito un Super Mercato delle Vite, suddiviso in infiniti saloni non comunicanti. Diversi Big Bang, il tempo immaginario, le ipotesi sui mondi possibili in base alla meccanica quantistica… e perché non applicare la metempsicosi  agli universi paralleli? Questo è un Universo, in tutti gli altri non esistiamo e non sono esistiti tutti gli amplessi vissuti sino ad oggi. Lì… non c’entriamo niente, è solo una struttura temporale di portata… ecco le lasagne alla bolognese, sta sera mia moglie ha voluto strafare.
 
Ciao, Massimo, vado a mangiare, prezioso alleato del cuore, del nostro semplice cuore, vilipeso e negletto, che il senso dell’esistere già allora non comprendeva. Sai "solo" usare sorrisi e manate d’affetto caloroso, abbracci stringenti e lacrime, per dire ti amo, a ragazzi, ragazze, signore, signori e vecchi amici, ormai troppo vecchi. Una soluzione per tutto questo l’avrei: fondiamo una banda in memoria di Capitan Miki. Ci riuniremo sotto i pini di Piazza Respighi, gli stessi che ci videro combattere cowboy contro indiani. Lì finalmente non cresceremo e saremo felici per sempre.
Nessuna donna potrà entrarvi, a meno che non sarà una fatina senza desideri di carriera.
E se un intellettuale qualunque se ne venisse fuori con la solita frase: - Mi piacerebbe incontrare gli alieni… noi ci metteremo a ridere come pazzi, perché sarebbe veramente cieco a non capire di averceli davanti. Noi, siamo gli antichi, incomprensibili al mondo.
 
PS: La prossima volta mi fai l’imitazione di Erik e poi andiamo all'oratorio!


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