POESIA
Mar Baltico
Ho seguito la via di Querelle, navigando da Brest verso l’est, nella melma e nei cieli affondai, poi la lama d’acciaio provai. Ho solcato l’abisso d’errore, possedendo degli uomini il miele, pettorali che san di liquore, marinai, presagio crudele, i compagni dal cuore infedele, demoniache chiappe d fiele, i predoni d’un mondo in fermento che sprezzanti ingannano il tempo, quando i mozzi rubavano, gli ufficiali frustavano, le tempeste infuriavano e gli umori esplodevano. Chi protegge i figlioli del vento, irridendo il Signor del tormento, temperando lussuria e dolore come dèi annuncianti stupore? Forse Eros, turbinante nel vino, che una fiaba donò all’assassino, sodomita bellezza infinita, nel mio letto pagan, tra le dita. Nei suoi occhi godere la vita, mia dama che vaga m’ammaga, tra catene arrazzavo la spada, e la danza era a ritmo di giava. Tu sei schiava e non devi tradir, questo porto non farlo morir, m’hai giurato per sempre l’amor, e l’amor non potrà mai finir. Ma la furia ululò quel mattino, annunciando il mio solo destino, gelosia e volgare contesa, questa fragile anima offesa, or colpisce straniera il suo fiore, nell’azzurro non piange sferrando, quei sei colpi di tenero amore. Ho seguito la via di Querelle, ingabbiato dall’est verso Brest, nella melma e nei cieli affondai, poi la lama d’acciaio incontrai, quando i porti aspettavano, le battone non sapevano, se una nave di stelle, se una nave ribelle, avrebbe avuto la loro pelle. |