apocalissi prologo
La fine degli arconti
La modernità sta morendo, stecchita: impraticabile l’idea di mimesi, dissolta la creazione d’interpretazioni originali. La narrazione comporta esistenza certa del punto di coagulo, del centro attorno al quale qualcosa accade, capace di dare senso alle arti. Ma noi stiamo nel nostro Centro.
La possibilità di elaborare significati è estinta. La Disgregazione è la sola storia da raccontare: un’atmosfera immanente e imminente di catastrofe, materiale e spirituale. Osserviamo la furiosa forza centrifuga che scaglia vorticosamente, ai limiti estremi degli universi, un numero sterminato di storie banali, superfici senza rapporti con il bello e il Creatore. Esplosioni di pensiero, frammenti di rabbia egotista: milioni di pittori, scrittori, registi, poeti, scultori, danzatori. Vite che trasfigurano in fallimenti e diventano merci. Valore effimero, monetario. Sentimenti quotati in borsa, simulati in televisione. Lacrime da operetta per balletti osceni, imitazioni di illusioni, arte presunta: nugolo di zombi mercanti, progressiva polverizzazione dell’anima!
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Il vuoto si gonfia di merciLo scrittore magmatico è il nuovo terrorista, che professa l’avvento del vuoto. Non comunica, ma incontra l’istante. In trance, percepisce allusioni dell’inaccessibile e sussurri dell’inconcepibile, non ancora rappresentati.
Dentro
il Magma vorticano le apocalissi: luoghi, abitatori, desideri,
aspettative del senso, inquietudini frementi che spingono a viaggiare
attraverso territori sconosciuti, ad abitare recessi remoti, a possedere
elementi indescrivibili.
Decadono
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