POESIA
Il Testamento del Mare
Ariele assopita, bambina perduta in un incubo tetro, nell’acqua del mondo annegata, afferra la mano e fatti guidare pian piano, dal buio del limbo ancestrale emergiamo. Ma io impazzisco sapendo che tutto è irreale, speranza dei giorni vissuti ad amare, ma io non resisto al desio di voltarmi ora indietro a guardare, i tuoi occhi turchini, i tuoi occhi adorati, per sempre perduti, nei giorni di ieri. Com’eri? Com’eri! Ma io non accetto il destino d’aver perso la bocca bramata! Mi volto, e tutto scompare, inghiottito per sempre dal baratro scuro del mare! Oh! bianco, il mio giglio, ch’è morto, ch’è triste, avvizzito, contorto, e resta lì, immobile, arso, nel sogno d’eterno spazzato e spezzato dal fato, amore, abbiamo peccato! Tesoro sì grande, da sempre implorato, che oggi s’interra in un fosso, e solo a livore è ridotto. Già sgorgan dagl’occhi dolenti, cristalli di sangue abbrunito, viandanti suicidi del cuore, che più non conosce il dolore, ma è solo schiacciato in eterno, dal titanico peso del vuoto, che ammanta il suo dopo. |