ANTICHE SERE
(A Pier Guido Peyronel)
Le antiche sere divine danno il coraggio che permette di continuare ad esistere. E’ questa la forza di chi ha visto ciò che è grande. Casanova l’amore, Nobile il Polo, San Marco Venezia, Alessandro Magno l’India, Emilio Salgari la Malesia, Bufalo Bill il Far West. Pier Guido dominò la Barriera di Milano, quando ancora era un lontano paese rurale, quando ancora la Grande Madre sfilava dall'alto del catafalco portato in spalla dagli umili. Era avvolta nel suo manto azzurro e migliaia di lumicini gareggiavano con le stelle per illuminare la via. Perché chi ha contemplato ha vinto la Luce! |
Chi sbaragliò l'Illusione non ha letto Pinocchio: è Pinocchio! Tu hai dato alla mia vita momenti di sublime ineffabilità e le persone che hai amato ti amano nell’eternità dei mondi. Amichetto con gli occhiali dalle spesse lenti, con i ricci chiari e la r moscia, tu... anche piangendo lacrime inestinguibili, non riuscirai a trattenere un giorno della nostro transito terrestre, ah, se io potessi l'avrei fatto allora, facendotene dono! Laggiù, in quei pomeriggi velati del 1962. Ma non sono che un povero fanciullo anoressico, collezionista di cose e di sentire, nel giorno triste che non scorderemo.
Eppure, loro, le amate, nella logica invertita di questo mondo in disfacimento, sono partite. Forse perché non sanno, salpano ogni giorno, e non capiamo cosa le spinga a levare le vele, né cosa le sferzi a viaggiare. Bramano. L’indigesta corporazione sociale è migliore d'ogni allegoria. Ne cantano l’essenza, impotente, ne urlano i colori di morte! Ma noi viviamo, Pier Guido, viviamo! Ricorda i prati assoluti che dominavamo dal nostro balcone. Cosmi di libertà. Noi, padroni di cascine, praterie e paludi, comunicavamo con le cose dell’altro mondo. Noi abbiamo visto, ricorda, l’eterno. Era ed è nostro, ricorda!
Ai confini della realtà.
Tu lo sai, è il nostro segreto: gli extraterrestri atterrarono con le loro lucenti astronavi in Piazza Respighi, recando in dono migliaia di coriandoli, stelle filanti e figurine. Ma li cacciarono e perseguitarono i padroni della nuova città, della civiltà che non si dovrebbe dire, e loro, le donne del denaro, le ancelle del nord ovest non più bardato di stelle, hanno scelto la terra intrisa di sangue, che si nutre di guerra e realizzazione. Mai avremo creduto ad un simile futuro, inconcepibile, nei luna park del Colorado, da Piazza Bottesini a Largo Sempione: dodici anni e vorresti averne trenta! L’errore. Ma oggi sì, è tutto chiaro: siamo i reduci feriti di quella guerra astrale; per loro siamo i militi ignoti di un inutile conflitto spirituale. Anche se alle nostre arcaiche muse di periferia, dedicammo il meglio di noi.
Ai confini della realtà.
Ricorda, imperativamente ricorda! Noi siamo pazzi, per Dio! Siamo pazzi, grazie a Dio. Massimo Zollesi, che esce di sera indossando i suoi splendidi abiti del ‘700 è l’essere umano più vero di tutti, ché non vive sogni e nostalgie ma s’è fatto sogno. Perché qui, ormai, sputano sulla temerarietà, schiacciano la stravaganza e non si guardano dentro, per liberarsi da pesanti servitù. Ma tanto nessuno riuscirà a fermare neppure un giorno della vita. Dopo ogni sogno c’è il viaggio di ritorno alla sorda impotenza, che avvolge le albe della città morente, della città che non è più. E pensano, le amate, Beatiful è, voglio il Ferrari, l’America alle porte… quello è un uomo inutile, un fallito, un vigliacco, un timido, un poeta! Che schifo i poeti! Si ubriacano di parole, mangiano schifezze, fumano da far ribrezzo, leggono fumetti, amano la fantascienza, ascoltano musica vecchia come Tuthankaton, sono dei pagliacci inutili, adorano le lagne come delle carogne. E ridono e piangono a ritmo di jazz!… non sanno cos’è la vita. Concludono: devo lasciarlo, mi fa del male, sputa troppi fiori sulle mie evolute catene, esteticamente appaganti, fatte di palestre e lampade abbronzanti e vestiti firmati. Io voglio tutto! Normale, visto che sono nata.
Ai Confini della realtà.
Alle 21 e 21 atterra un’astronave in Piazza Respighi e con il raggio spazio temporale riporta tutto indietro. Sui prati perenni dei sobborghi tornano a vibrare i tamburi di Black Macigno. Si, saranno i marziani a fare la rivoluzione nel 1961, in ottobre, credo… e ci regaleranno un’enorme teglia di farinata calda. Enorme sai?!… come la pace, quando la mente è un infinito deserto, taciturno, senza centro. E i soldatini con le giubbe blu del settimo cavalleggeri non sono feroci americani armati ma sogni di gomma.
Eppure, loro, le amate, nella logica invertita di questo mondo in disfacimento, sono partite. Forse perché non sanno, salpano ogni giorno, e non capiamo cosa le spinga a levare le vele, né cosa le sferzi a viaggiare. Bramano. L’indigesta corporazione sociale è migliore d'ogni allegoria. Ne cantano l’essenza, impotente, ne urlano i colori di morte! Ma noi viviamo, Pier Guido, viviamo! Ricorda i prati assoluti che dominavamo dal nostro balcone. Cosmi di libertà. Noi, padroni di cascine, praterie e paludi, comunicavamo con le cose dell’altro mondo. Noi abbiamo visto, ricorda, l’eterno. Era ed è nostro, ricorda!
Ai confini della realtà.
Tu lo sai, è il nostro segreto: gli extraterrestri atterrarono con le loro lucenti astronavi in Piazza Respighi, recando in dono migliaia di coriandoli, stelle filanti e figurine. Ma li cacciarono e perseguitarono i padroni della nuova città, della civiltà che non si dovrebbe dire, e loro, le donne del denaro, le ancelle del nord ovest non più bardato di stelle, hanno scelto la terra intrisa di sangue, che si nutre di guerra e realizzazione. Mai avremo creduto ad un simile futuro, inconcepibile, nei luna park del Colorado, da Piazza Bottesini a Largo Sempione: dodici anni e vorresti averne trenta! L’errore. Ma oggi sì, è tutto chiaro: siamo i reduci feriti di quella guerra astrale; per loro siamo i militi ignoti di un inutile conflitto spirituale. Anche se alle nostre arcaiche muse di periferia, dedicammo il meglio di noi.
Ai confini della realtà.
Ricorda, imperativamente ricorda! Noi siamo pazzi, per Dio! Siamo pazzi, grazie a Dio. Massimo Zollesi, che esce di sera indossando i suoi splendidi abiti del ‘700 è l’essere umano più vero di tutti, ché non vive sogni e nostalgie ma s’è fatto sogno. Perché qui, ormai, sputano sulla temerarietà, schiacciano la stravaganza e non si guardano dentro, per liberarsi da pesanti servitù. Ma tanto nessuno riuscirà a fermare neppure un giorno della vita. Dopo ogni sogno c’è il viaggio di ritorno alla sorda impotenza, che avvolge le albe della città morente, della città che non è più. E pensano, le amate, Beatiful è, voglio il Ferrari, l’America alle porte… quello è un uomo inutile, un fallito, un vigliacco, un timido, un poeta! Che schifo i poeti! Si ubriacano di parole, mangiano schifezze, fumano da far ribrezzo, leggono fumetti, amano la fantascienza, ascoltano musica vecchia come Tuthankaton, sono dei pagliacci inutili, adorano le lagne come delle carogne. E ridono e piangono a ritmo di jazz!… non sanno cos’è la vita. Concludono: devo lasciarlo, mi fa del male, sputa troppi fiori sulle mie evolute catene, esteticamente appaganti, fatte di palestre e lampade abbronzanti e vestiti firmati. Io voglio tutto! Normale, visto che sono nata.
Ai Confini della realtà.
Alle 21 e 21 atterra un’astronave in Piazza Respighi e con il raggio spazio temporale riporta tutto indietro. Sui prati perenni dei sobborghi tornano a vibrare i tamburi di Black Macigno. Si, saranno i marziani a fare la rivoluzione nel 1961, in ottobre, credo… e ci regaleranno un’enorme teglia di farinata calda. Enorme sai?!… come la pace, quando la mente è un infinito deserto, taciturno, senza centro. E i soldatini con le giubbe blu del settimo cavalleggeri non sono feroci americani armati ma sogni di gomma.