ANGOSCIA DAL SOTTOSUOLO
Dal diario del partigiano Libero De Liberi
Busto Arsizio, 12 ottobre 2135, ore 7:45. Oh Dio, tu che sei un Rambo formato gigante, difendimi, proteggimi, dammi la forza di resistere. Non trovo il coraggio di uscire dal mio rifugio sotterraneo, tremo di freddo. Ho finito le provviste, manca l’aria, il generatore d’energia elettrica sta digerendo l’ultima tanica di combustibile. Sta notte non ho chiuso occhio, non ho smesso di girarmi e rigirarmi sulla branda. Se voglio riposare un po’ devo proprio stare fermo. |
E’ difficile rilassarsi senza materasso, su questa rete sfondata, che le punte delle molle arrugginite hanno trasformato in un lettino da fachiro. Però sto ad un metro da terra, sempre meglio che dormire su un materasso di scarafaggi.
Devo sforzarmi di scrivere, per non sentire il gelo, la fame e l’angoscia. E’ terribile. Le sento marciare nei loro scarponi chiodati, lì, sulla mia testa. Violente bande d’assaltatrici stanno rastrellando le strade. Catturano gli uomini ancora liberi, li portano nelle loro caserme per sodomizzarli con le Barbie. Uno sfregio pazzesco, degno della bambina di Hitler. Ma non aveva figli. Devo interrompere, ho visto una rana! Dio!
Ore 10:25
E’ andata, non morirò di fame neanche oggi. Avevo ancora un panino duro, e ci ho messo dentro la rana, viva. Non vi dico che delizia. La mia agonia, la nostra paura, è iniziata un anno fa, quando scoppiò la rivolta nelle riserve, dove le donne ci tenevano chiusi dal 2129, quando fu approvata la legge per la difesa della razza. E’ una storia lunga. Risale all’introduzione obbligatoria della fecondazione artificiale dopo i sedici anni… un rumore! Hanno trovato il passaggio, stanno sfondando la porta del bunker?!... ah, no, che strizza. Gino, non sono scherzi da fare, non puoi sempre appenderti alle catene e dondolarti come un trapezista per saltare sui tubi della caldaia! Scusate, Luigi è il mio topo, mi tiene compagnia, ha imparato anche a fare le fusa, perché mi vuole bene. Ogni rumore mi fa salire il cuore in gola, sono talmente stitico che il mio intestino cieco è diventato muto.
E’ che noi uomini non contiamo più niente, approvata quella legge il nostro ruolo nella società divenne sempre meno determinante. I potenti giornali gay, da La Gazzetta d’Italia a Scenari, da Novella Fatina a Terrazze e Condomini, iniziarono a proporre un’immagine maschile degenerata. Un animale intimidito, emarginato, in via d’estinzione, pericoloso per quelle improvvise e furiose crisi di rabbia collettiva. L’accoppiamento fra donne e uomini fu vietato, ed ogni figlio maschio nato al di fuori della legge, fu affidato ad una sana famiglia composta da due donne, o da due gay certificati. Iniziò la deportazione nelle riserve, che presto si trasformarono in veri e propri campi di concentramento. Laggiù c’insegnarono che una sola cosa ci rende uguali alle donne. La morte. Perché? Perché è gratis.
Ore 11.30
Ormai i maschi nascono in cattività, ma qualche anno fa, quando la Prassi Radicale (deportazione) scattava verso i quindici anni, ti accorgervi d’essere cresciuto perché le bambine invece di saltare la corda iniziavano ad insaponarla. Mia madre ha fatto tutto ciò che poteva per salvarmi. Prima voleva darmi ad Antonio, ma io ero troppo piccolo e non lo amavo, anche se lui fece di tutto per convincermi, scrivendomi bigliettini appassionati. Scritti a parte, la sua specialità erano gli orali. Mamma, così, tentò di vendermi ad un negro che mi portasse in Africa, dove ci sono paesi che non hanno aderito alla Convenzione Sanitaria Mondiale per la Salvezza dell’Umanità. Ma non riuscì a convincermi ad emigrare. Io ho un difettaccio, non sopporto i negri… ahia, che botta! E’ partito un colpo. Devo ricordarmi di mettere la sicura alla fionda. Lapsus freudiano, mi punisco da me, stavo scrivendo?... ah sì, per farla breve, la situazione divenne intollerabile quando iniziarono i trattamenti nelle gabbie masturbatici meccaniche, l’invenzione più geniale di questo secolo. Fu la rivolta, sfondammo le recinzioni e dilagammo per tutta l’Europa. Ci riunimmo in gruppi partigiani. Le Brigate Rambo, le Squadre Giovanni Paolo II e i Giustizieri di Penthouse si distinsero per l’ardimento e l’efficacia nelle azioni di sabotaggio: blitz di cotonatura o di taglio ai capelli agli angoli delle strade, sostituzione dei cartellini con i prezzi nei supermercati. Accadeva che un chilo d’arance costasse cinquecento euro ed un maglione di pura lana vergine pettinata cinque euro.
La più temuta era l’aggressione visiva. Un partigiano, travestito da donna, si piazzava in prossimità di una macchina in procinto di posteggiare. Puntava con insistenza la vittima, scuotendo contrariato la testa. Posteggi che duravano giorni interi, paralizzando il traffico.
Fu la goccia che fece traboccare le giornaliste, che iniziarono a lanciare appelli isterici alla resa incondizionata. Le donne strinsero un patto d’alleanza con il sindacato dei gay democratici. La corporazione dei bisessuali si dichiarò neutrale, tanto loro alle feste cuccano sempre doppio. La consorteria delle psicologhe e la lega delle assistenti sociali misero l’accento sulla tolleranza, ricordando l’importanza della rieducazione: “Siate misericordiose con i prigionieri: alla tortura, preferire sempre l’evirazione.”
Mentre fioccavano le interpellanze alla Camera delle Gilde, la ministra dell’interno diede il via alla guerra civile. Eravamo allo strenuo delle forze, mal armati, mal nutriti, malmenati, ma finalmente Radio Baghdad diffuse un proclama di speranza: “Uomini puri, uomini duri, resistete, arriviamo noi con il Corano in mano!” Le sprezzanti medium, astrologhe, chiromanti, rabdomanti, iniziarono ad interrogare il futuro, utilizzando avanzati metodi psico-scientifici: “Arrivano, non arrivano, arrivano, non arrivano… la margherita ci dice che quelli non si schiodano. E se mai sbarcassero li fermeranno i gay sul bagnasciuga, a culo in aria.”
Allentarono l’allerta, e tutto sembrò franare nel nulla, ma noi speravamo.
Sbarcano? Non sbarcano? Sbarcano, non sbarcano, sbarcano, sbarcano, sbarcano… un miliardo di veri uomini, con l’arma dritta e ben oliata. Una furia pazzesca, cose da Turchi, peggio di Solimano il Magnifico a Rodi. Una tragedia di proporzioni apocalittiche: duecento milioni di femmine incinte, un milione di gay, travestiti da turiste americane, sodomizzati per errore, nella confusione, che urlavano: “Ancora, ancora, ancora!” Ma Saladino non ripete.
Confortati dall’avanzata alleata, noi delle Brigate Rambo scendemmo dalle montagne, intonando inni partigiani: “Alzati la gonna, fammi vedere! Alzati la gonna, fammi sentire!”
Pensavamo: “Abbiamo vinto, meno male, adesso l’arabo schioda.” Non schioda, anzi, discute l’armistizio da unico trionfatore, escludendoci dalle trattative. Al termine del lunghissimo incontro al vertice, risulta che siamo noi i terroristi, responsabili del conflitto. L’uomo dovrà riparare i danni di guerra e passare gli alimenti ai figli delle battaglie. Saremo costretti ai lavori più umili, per poi rientrare ogni sera nei campi di prigionia: falsare i sondaggi, lavare le mutande delle deputate, stirare le camicie di nylon con il ferro rovente, senza distruggerle, e poi… meglio la morte.
Oggi i potenti giornali gay raffigurano l’uomo come un mostro con il naso da pagliaccio, il riso triste e beffardo sulle grandi labbra rosse, grembiule, bigodini, calze smagliate, che protende i suoi tentacoli sui gay terrorizzati. Hanno voluto dichiararci guerra. Ci siamo arresi subito. A mezzo giorno scadono i termini della resa. Però… ci concedono l’onore delle armi ritte e poi amove, amove, cultuva, bellezza esteticamente appagante e un samba tvavolgente… Tutto è perduto, anche la dignità. Saranno loro a gestire le gabbie masturbatici, non più meccaniche. A noi uomini, si fa per dire, sarà concesso leggere La ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, imparare a danzare sulle punte e cantare romanze liriche in falsetto.
L’ultimatum che ho appena ascoltato in radio è chiarissimo, devo rassegnarmi a tentare una sortita, per non farmi beccare qui dentro, come un topo in trappola… oh, scusami Gino! Non volevo offenderti.
Va beh, basta che ci sta il sole, basta che ci sta il mare. Però… piove da un anno, acido. E nel petrolio del mare non c’è più una goccia d’acqua salmastra. Cosa dice sta cretina?... fammi alzare il volume che ci sono troppe scariche: “La terza clonazione della Regina d’Inghilterra salirà oggi al soglio pontificio con il nome d’Elisabetta Massimina Augusta Cesarea…”
Devo sforzarmi di scrivere, per non sentire il gelo, la fame e l’angoscia. E’ terribile. Le sento marciare nei loro scarponi chiodati, lì, sulla mia testa. Violente bande d’assaltatrici stanno rastrellando le strade. Catturano gli uomini ancora liberi, li portano nelle loro caserme per sodomizzarli con le Barbie. Uno sfregio pazzesco, degno della bambina di Hitler. Ma non aveva figli. Devo interrompere, ho visto una rana! Dio!
Ore 10:25
E’ andata, non morirò di fame neanche oggi. Avevo ancora un panino duro, e ci ho messo dentro la rana, viva. Non vi dico che delizia. La mia agonia, la nostra paura, è iniziata un anno fa, quando scoppiò la rivolta nelle riserve, dove le donne ci tenevano chiusi dal 2129, quando fu approvata la legge per la difesa della razza. E’ una storia lunga. Risale all’introduzione obbligatoria della fecondazione artificiale dopo i sedici anni… un rumore! Hanno trovato il passaggio, stanno sfondando la porta del bunker?!... ah, no, che strizza. Gino, non sono scherzi da fare, non puoi sempre appenderti alle catene e dondolarti come un trapezista per saltare sui tubi della caldaia! Scusate, Luigi è il mio topo, mi tiene compagnia, ha imparato anche a fare le fusa, perché mi vuole bene. Ogni rumore mi fa salire il cuore in gola, sono talmente stitico che il mio intestino cieco è diventato muto.
E’ che noi uomini non contiamo più niente, approvata quella legge il nostro ruolo nella società divenne sempre meno determinante. I potenti giornali gay, da La Gazzetta d’Italia a Scenari, da Novella Fatina a Terrazze e Condomini, iniziarono a proporre un’immagine maschile degenerata. Un animale intimidito, emarginato, in via d’estinzione, pericoloso per quelle improvvise e furiose crisi di rabbia collettiva. L’accoppiamento fra donne e uomini fu vietato, ed ogni figlio maschio nato al di fuori della legge, fu affidato ad una sana famiglia composta da due donne, o da due gay certificati. Iniziò la deportazione nelle riserve, che presto si trasformarono in veri e propri campi di concentramento. Laggiù c’insegnarono che una sola cosa ci rende uguali alle donne. La morte. Perché? Perché è gratis.
Ore 11.30
Ormai i maschi nascono in cattività, ma qualche anno fa, quando la Prassi Radicale (deportazione) scattava verso i quindici anni, ti accorgervi d’essere cresciuto perché le bambine invece di saltare la corda iniziavano ad insaponarla. Mia madre ha fatto tutto ciò che poteva per salvarmi. Prima voleva darmi ad Antonio, ma io ero troppo piccolo e non lo amavo, anche se lui fece di tutto per convincermi, scrivendomi bigliettini appassionati. Scritti a parte, la sua specialità erano gli orali. Mamma, così, tentò di vendermi ad un negro che mi portasse in Africa, dove ci sono paesi che non hanno aderito alla Convenzione Sanitaria Mondiale per la Salvezza dell’Umanità. Ma non riuscì a convincermi ad emigrare. Io ho un difettaccio, non sopporto i negri… ahia, che botta! E’ partito un colpo. Devo ricordarmi di mettere la sicura alla fionda. Lapsus freudiano, mi punisco da me, stavo scrivendo?... ah sì, per farla breve, la situazione divenne intollerabile quando iniziarono i trattamenti nelle gabbie masturbatici meccaniche, l’invenzione più geniale di questo secolo. Fu la rivolta, sfondammo le recinzioni e dilagammo per tutta l’Europa. Ci riunimmo in gruppi partigiani. Le Brigate Rambo, le Squadre Giovanni Paolo II e i Giustizieri di Penthouse si distinsero per l’ardimento e l’efficacia nelle azioni di sabotaggio: blitz di cotonatura o di taglio ai capelli agli angoli delle strade, sostituzione dei cartellini con i prezzi nei supermercati. Accadeva che un chilo d’arance costasse cinquecento euro ed un maglione di pura lana vergine pettinata cinque euro.
La più temuta era l’aggressione visiva. Un partigiano, travestito da donna, si piazzava in prossimità di una macchina in procinto di posteggiare. Puntava con insistenza la vittima, scuotendo contrariato la testa. Posteggi che duravano giorni interi, paralizzando il traffico.
Fu la goccia che fece traboccare le giornaliste, che iniziarono a lanciare appelli isterici alla resa incondizionata. Le donne strinsero un patto d’alleanza con il sindacato dei gay democratici. La corporazione dei bisessuali si dichiarò neutrale, tanto loro alle feste cuccano sempre doppio. La consorteria delle psicologhe e la lega delle assistenti sociali misero l’accento sulla tolleranza, ricordando l’importanza della rieducazione: “Siate misericordiose con i prigionieri: alla tortura, preferire sempre l’evirazione.”
Mentre fioccavano le interpellanze alla Camera delle Gilde, la ministra dell’interno diede il via alla guerra civile. Eravamo allo strenuo delle forze, mal armati, mal nutriti, malmenati, ma finalmente Radio Baghdad diffuse un proclama di speranza: “Uomini puri, uomini duri, resistete, arriviamo noi con il Corano in mano!” Le sprezzanti medium, astrologhe, chiromanti, rabdomanti, iniziarono ad interrogare il futuro, utilizzando avanzati metodi psico-scientifici: “Arrivano, non arrivano, arrivano, non arrivano… la margherita ci dice che quelli non si schiodano. E se mai sbarcassero li fermeranno i gay sul bagnasciuga, a culo in aria.”
Allentarono l’allerta, e tutto sembrò franare nel nulla, ma noi speravamo.
Sbarcano? Non sbarcano? Sbarcano, non sbarcano, sbarcano, sbarcano, sbarcano… un miliardo di veri uomini, con l’arma dritta e ben oliata. Una furia pazzesca, cose da Turchi, peggio di Solimano il Magnifico a Rodi. Una tragedia di proporzioni apocalittiche: duecento milioni di femmine incinte, un milione di gay, travestiti da turiste americane, sodomizzati per errore, nella confusione, che urlavano: “Ancora, ancora, ancora!” Ma Saladino non ripete.
Confortati dall’avanzata alleata, noi delle Brigate Rambo scendemmo dalle montagne, intonando inni partigiani: “Alzati la gonna, fammi vedere! Alzati la gonna, fammi sentire!”
Pensavamo: “Abbiamo vinto, meno male, adesso l’arabo schioda.” Non schioda, anzi, discute l’armistizio da unico trionfatore, escludendoci dalle trattative. Al termine del lunghissimo incontro al vertice, risulta che siamo noi i terroristi, responsabili del conflitto. L’uomo dovrà riparare i danni di guerra e passare gli alimenti ai figli delle battaglie. Saremo costretti ai lavori più umili, per poi rientrare ogni sera nei campi di prigionia: falsare i sondaggi, lavare le mutande delle deputate, stirare le camicie di nylon con il ferro rovente, senza distruggerle, e poi… meglio la morte.
Oggi i potenti giornali gay raffigurano l’uomo come un mostro con il naso da pagliaccio, il riso triste e beffardo sulle grandi labbra rosse, grembiule, bigodini, calze smagliate, che protende i suoi tentacoli sui gay terrorizzati. Hanno voluto dichiararci guerra. Ci siamo arresi subito. A mezzo giorno scadono i termini della resa. Però… ci concedono l’onore delle armi ritte e poi amove, amove, cultuva, bellezza esteticamente appagante e un samba tvavolgente… Tutto è perduto, anche la dignità. Saranno loro a gestire le gabbie masturbatici, non più meccaniche. A noi uomini, si fa per dire, sarà concesso leggere La ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, imparare a danzare sulle punte e cantare romanze liriche in falsetto.
L’ultimatum che ho appena ascoltato in radio è chiarissimo, devo rassegnarmi a tentare una sortita, per non farmi beccare qui dentro, come un topo in trappola… oh, scusami Gino! Non volevo offenderti.
Va beh, basta che ci sta il sole, basta che ci sta il mare. Però… piove da un anno, acido. E nel petrolio del mare non c’è più una goccia d’acqua salmastra. Cosa dice sta cretina?... fammi alzare il volume che ci sono troppe scariche: “La terza clonazione della Regina d’Inghilterra salirà oggi al soglio pontificio con il nome d’Elisabetta Massimina Augusta Cesarea…”