DESIDERIO
Il mio stato confederato di presenze nacque sul piano fisico in un anno preciso, a Torino in Via Milano, 63, ma sarebbe potuto nascere a Milano in Via Torino, 36, e in tale affermazione percepisco coerenza simmetrica.
Quando sbarcò nel mondo della forma, aveva circa 6900 anni terrestri, ora più ora meno, ma non ne era cosciente. La confederazione non poté conservare quell'età per tutta la vita, visto l’aggregarsi al suo interno d’altre entità che aderendo al complotto, determinarono una personalità. Dopo un po' chi lo osservava vedeva un tizio pensante, normale, di media statura. Una misura felice, che decise di conservare per sempre. |
Come decise di conservare per sempre la sua predilezione per cibi malsani come il gorgonzola, le uova, le patate fritte, le lenticchie ed il cotechino, ereditata dalle confederazioni dei nonni paterni. Un dato di fatto determinante fu che da bambino piangeva perché suo papà andava sempre via per lavorare e desiderava con ardore che tornasse per coccolarlo.
Quando divenne adolescente piangeva perché suo papà gli impediva di fare questo e di fare quello, e desiderava con rabbia di andarsene a vivere da solo, o meglio con una donna.
Quando diventò adulto piangeva adirato, perché la donna che gli aveva giurato eterno amore l’aveva tradito e se n’era andata, e desiderò con ardore di scomparire o di fuggire e lontano, anche da suo padre, per non pensare più a niente.
Quando fu maturo, suo papà si ammalò molte volte: lui piangeva e sperò di trovare tanti soldi e una bella casa per far vivere finalmente nell’agiatezza la sua famiglia, ma anche desiderò con ardore di scomparire o di rifugiarsi in una grotta profonda per diventare il buio immobile.
Quando suo papà si aggravò, la sua confederazione iniziò a dilaniarsi, lui piangeva e voleva fare miracoli, pregava Dio, ma desiderava anche fuggire dall’uomo vecchio e debilitato, che non riconosceva più… rifiutava la realtà e voleva raggiungere il lontano e non essere più nulla.
Quando il padre stava per morire, desiderò con veemenza che tornasse giovane come un tempo per aiutarlo, confortarlo, carezzarlo. La confederazione chiese aiuto all'Arcangelo Raffaele, che non rispose.
Quando poi il povero babbo morì, desiderò non essere più, ma la confederazione aveva deciso di far diventare vecchio anche lui.
Quando fu in età avanzata, credette d’essere solo, piccolo, piccolo: seppe quello che aveva sentito suo padre a 86 anni in quel letto di dolore e di liberazione e capì che i desideri degli adulti sono più mutevoli dei capricci dei bambini. Allora desiderò il desiderio più nobile, non desiderare più: anche gli abiti lussuosi diverranno stracci.
A che cosa serve strepitare per avere la polvere? Mistero. È ridicolo sperare che qualcuno possa risolvere il quesito al nostro posto. È pazzesco credere di trovare la soluzione nei pensieri scritti o espressi da altre confederazioni, non sono altro che parole! La verità non sta nel dire o nell'ascoltare: bisogna… entrare. Irrompere nel mistero, come in una foresta sconosciuta, compiere l’atto! Annientamento!
Quando divenne adolescente piangeva perché suo papà gli impediva di fare questo e di fare quello, e desiderava con rabbia di andarsene a vivere da solo, o meglio con una donna.
Quando diventò adulto piangeva adirato, perché la donna che gli aveva giurato eterno amore l’aveva tradito e se n’era andata, e desiderò con ardore di scomparire o di fuggire e lontano, anche da suo padre, per non pensare più a niente.
Quando fu maturo, suo papà si ammalò molte volte: lui piangeva e sperò di trovare tanti soldi e una bella casa per far vivere finalmente nell’agiatezza la sua famiglia, ma anche desiderò con ardore di scomparire o di rifugiarsi in una grotta profonda per diventare il buio immobile.
Quando suo papà si aggravò, la sua confederazione iniziò a dilaniarsi, lui piangeva e voleva fare miracoli, pregava Dio, ma desiderava anche fuggire dall’uomo vecchio e debilitato, che non riconosceva più… rifiutava la realtà e voleva raggiungere il lontano e non essere più nulla.
Quando il padre stava per morire, desiderò con veemenza che tornasse giovane come un tempo per aiutarlo, confortarlo, carezzarlo. La confederazione chiese aiuto all'Arcangelo Raffaele, che non rispose.
Quando poi il povero babbo morì, desiderò non essere più, ma la confederazione aveva deciso di far diventare vecchio anche lui.
Quando fu in età avanzata, credette d’essere solo, piccolo, piccolo: seppe quello che aveva sentito suo padre a 86 anni in quel letto di dolore e di liberazione e capì che i desideri degli adulti sono più mutevoli dei capricci dei bambini. Allora desiderò il desiderio più nobile, non desiderare più: anche gli abiti lussuosi diverranno stracci.
A che cosa serve strepitare per avere la polvere? Mistero. È ridicolo sperare che qualcuno possa risolvere il quesito al nostro posto. È pazzesco credere di trovare la soluzione nei pensieri scritti o espressi da altre confederazioni, non sono altro che parole! La verità non sta nel dire o nell'ascoltare: bisogna… entrare. Irrompere nel mistero, come in una foresta sconosciuta, compiere l’atto! Annientamento!
Il dottore Faustroll un giorno si volle fare più piccolo di se stesso, e decise di mettersi ad esplorare uno degli elementi, al fine d’esaminare quali perturbazioni questa differenza di grandezza avrebbe apportato ai loro reciproci rapporti.
Scelse quel corpo ordinariamente liquido, incolore, incomprimibile e orizzontale in piccola quantità; di superficie curva, di profondità azzurra e dai bordi animati da un movimento di va e vieni, quando esso è esteso; che Aristotele definisce, come la terra, di natura grave; nemico del fuoco e rinascente da lui, quando è decomposto, con esplosione; che si vaporizza a cento gradi, che determina, e solidificato galleggia su se stesso, l’acqua… essendosi ridotto come paradigma di piccolezza, alla taglia classica dell’acaro, viaggiò lungo la foglia d’un cavolo, svagato nei riguardi dei colleghi acari e degli aspetti ingranditi di tutto, fino a che incontrò l’Acqua.
E fu una bolla due volte quanto lui, attraverso la cui trasparenza le pareti dell’universo gli parvero divenute gigantesche e la sua immagine, oscuramente riflessa dalla foglia di stagno delle foglie, aumentata della statura ch’egli aveva lasciato. Urtò la sfera con un colpo leggero, come si bussa ad una porta: l’occhio fuori dell’orbita di vetro malleabile “s’accomodò” come un occhio vivente, divenne presbite, si allungò secondo il suo diametro orizzontale fino all’ovoide miopia, respinse con questa elastica inerzia Faustroll e ridivenne sfera.
Il dottore rotolò a piccoli passi, non senza fatica, il globo di cristallo fino ad un globo vicino, scivolando sulle rotaie delle nervature del cavolo: accostate, le due sfere si aspirarono reciprocamente fino ad affilarsi, e il nuovo globo, di volume doppio, si librò placidamente davanti a Faustroll. Con la punta del suo stivaletto, il dottore aumentò l’aspetto inatteso dell’elemento: un’esplosione, formidabile per scoppi e suono, rimbombò, dopo la proiezione nel giro di nuove e minuscole sfere, dalla durezza secca di diamante, che rotolarono qua e là lungo la verde arena, ognuna trascinando sotto di sé l’immagine del punto tangente dell’universo che essa deformava secondo la proiezione della sfera e di cui essa ingrandiva il favoloso centro.
Sotto di tutto, la clorofilla, come un banco di pesci verdi, seguiva le sue note correnti nei canali sotterranei del cavolo…
“Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll Patafisico” - Alfred Jarry
È ridicolo pensare che qualcuno mi risolva al mio posto. E’ ridicolo esplorare il cavolo! È ridicolo pensare.
Scelse quel corpo ordinariamente liquido, incolore, incomprimibile e orizzontale in piccola quantità; di superficie curva, di profondità azzurra e dai bordi animati da un movimento di va e vieni, quando esso è esteso; che Aristotele definisce, come la terra, di natura grave; nemico del fuoco e rinascente da lui, quando è decomposto, con esplosione; che si vaporizza a cento gradi, che determina, e solidificato galleggia su se stesso, l’acqua… essendosi ridotto come paradigma di piccolezza, alla taglia classica dell’acaro, viaggiò lungo la foglia d’un cavolo, svagato nei riguardi dei colleghi acari e degli aspetti ingranditi di tutto, fino a che incontrò l’Acqua.
E fu una bolla due volte quanto lui, attraverso la cui trasparenza le pareti dell’universo gli parvero divenute gigantesche e la sua immagine, oscuramente riflessa dalla foglia di stagno delle foglie, aumentata della statura ch’egli aveva lasciato. Urtò la sfera con un colpo leggero, come si bussa ad una porta: l’occhio fuori dell’orbita di vetro malleabile “s’accomodò” come un occhio vivente, divenne presbite, si allungò secondo il suo diametro orizzontale fino all’ovoide miopia, respinse con questa elastica inerzia Faustroll e ridivenne sfera.
Il dottore rotolò a piccoli passi, non senza fatica, il globo di cristallo fino ad un globo vicino, scivolando sulle rotaie delle nervature del cavolo: accostate, le due sfere si aspirarono reciprocamente fino ad affilarsi, e il nuovo globo, di volume doppio, si librò placidamente davanti a Faustroll. Con la punta del suo stivaletto, il dottore aumentò l’aspetto inatteso dell’elemento: un’esplosione, formidabile per scoppi e suono, rimbombò, dopo la proiezione nel giro di nuove e minuscole sfere, dalla durezza secca di diamante, che rotolarono qua e là lungo la verde arena, ognuna trascinando sotto di sé l’immagine del punto tangente dell’universo che essa deformava secondo la proiezione della sfera e di cui essa ingrandiva il favoloso centro.
Sotto di tutto, la clorofilla, come un banco di pesci verdi, seguiva le sue note correnti nei canali sotterranei del cavolo…
“Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll Patafisico” - Alfred Jarry
È ridicolo pensare che qualcuno mi risolva al mio posto. E’ ridicolo esplorare il cavolo! È ridicolo pensare.