POESIA
Cerbiatta impaurita
Occhi dorati, è notte, e i gatti lamentosi violenti nell’amore, dilaniano la pace profumata dell’estate. Così, in quest’ora strana, l’insano mito antico, ricordo più pudico, ammantano il guardar di lacrime un po' amare, ché il tempo andato in cenere lustrale, fa sbocciar versi in terra ancor nemica. Nonna Speranza, lenta, se ne invola. Pensa i bei giorni ... - oh alma mai, cos’era? - quando cullavo - di Brema Principessa - la bianca mano triste, sì la stessa, che ancor vorrei tenere sul fare della sera posata sul mio cuore che dispera, scoppiando di parole. Ruggisce un’alba scialba, senza sole. Domani è un altro giorno, inquieto mi consola, ma poi verrà la notte, l’aurora e un’altra ancora. Ah, in quella casa c’era uno sguardo che innamora, un volo disperato, che non fu mai peccato, il palco del tormento, e l’ingenuo palpitare ghiacciato nell’osare. Per ciò ti piango, amica, per ciò t’invoco, tempo di doglia e di spavento, barlume di follia, certezza d’agonia, che or si soffre ancora, sempre col nodo in gola. Poeti, guitti, siamo, e dirti che... ti amo mi pare una bugia, oppur che vero sia? Lo senti, occhi d’oro, quel suono di campane che mai ci darà il pane? No, non aver paura, già sono ancor lontane. Le odi? Batton lente, nell’ora del riposo, e domano il presente. Del nostro andar, ch’è stato il più dolce, dissennato, nessun saprà mai niente, Cerbiatta mia, impaurita, che ancor brama la vita. Sì, noi si andrà, pian piano, la mano nella mano, con un pensiero vano scolpito nella mente: restar, io e te, per sempre. |