CIARLATANI DIVINI
La fede nel meraviglioso è insita in ogni essere umano, ma raggiunge il suo apice nella mente del bambino, sempre fragile e impaurito in un mondo che appena inizia a conoscere ed avverte ostile. La sua anima sbandata soffre, perché rimpiange gli Eden della fantasia divina: leggeri, colorati, densi di suoni, odori e sapori sublimi, come il torrone, il cioccolato e lo zucchero filato. Chiassosi, pacchiani, caramellati, suadenti.
Povera stella bandita, che fui io, come rassegnarsi, dopo aver volato ed esser caduta da quel cosmo lontano? Un mondo celato, ormai, nel retropalco dell’illusione, dietro la Cortina del Tempio, non più palpabile nella densa materia; per fortuna il |
perduto paradiso era molto simile al luna park, al circo, ai carillon, agli organetti di Barberia, ai mille lumicini che sul fare della sera si accendevano su balconi e finestre per salutare il transito dell'Immacolata Concezione, portata in spalle dagli umili.
I ragazzi del 1900, avvertivano più di oggi la loro natura angelica, forse per questo i padri regalavano loro pure allegorie, trastulli di latta, trenini a vapore con tender e vagoni, scimmiotte che vibravano e battevano i piatti, saltimbanchi e pagliacci meccanici, lampade di ceramica a foggia d’angiolo, per illuminare le quiete notti, automobili a molla o a frizione, diligenze, fortilizi western e soldatini di gomma, robot a batteria, che si movevano ciechi come golem, incapaci di prendere da soli una direzione, ed emanavano luci e rumori meccanici.
Giunto all’età di cinque anni mi accorsi, dunque, che il tra i beni più amati, oltre a Robby, l’automa giocattolo ispirato al film Il Pianeta Proibito, e il libro illustrato di Pinocchio, c’erano i ciarlatani che si accampavano nei miei odorosi giardini di periferia. Ma che rapporto correva fra un automa e un ciarlatano? Un legame ereditario molto diretto: la cieca fede nell'impossibile.
Quando con la ragione e la volontà non si riesce a risolvere un problema o a cacciare i demoni della paura, della solitudine, della tristezza, ci si affida a chi promette la soddisfazione dei nostri desideri.
Nella notte dei tempi regnarono pitonesse, àuguri, sibille; stregoni, maghi, indovini, profeti, mistici, predicatori, santi, magnetizzatori, ma ecco infine i ciarlatani, che si nutrivano del motto:
Con l'arte e con l'inganno
vivrò per mezzo anno.
Con l'inganno e con l'arte
vivrò per l'altra parte.
Celestiale tramonto: sull’aia di una vecchia cascina, nell’afosa estate urbana del 1959, nel giardinetto dove giocano i piccoli proletari, si leva la voce dell’imbonitore, con la sua capretta al guinzaglio: come un cavaliere di un nobile ordine ignoto, veste una giubba blu con bottoni, alamari e spalline d’oro, candidi pantaloni alla zuava, stivali lucidi. Ha il petto coperto di medaglie ed al fianco una scimitarra lucente nel fodero!
Dall'alto del suo pulpito, montato su un carretto di legno dalle grandi ruote dorate, trainato da uno vecchio ronzino con gli zoccoli dipinti d’argento, “regala” per poche lire un roboante e prezioso unguento, capace di far ricrescere i capelli a chi li ha perduti, e di farli tornare del giusto colore a chi li ha visti incanutirsi per l’età che avanza. Ma il nostro eroe vanta pure le magiche doti di uno sciroppo che sconfigge la carie ed ogni tipo di malattia reumatica a cui aggiunge, gratutamente, un callifugo portentoso!
Bambini e adulti lo guardano estasiati, lo ascoltano, ipnotizzati da quella voce alta, rauca, abituata a gridare al vento con autorevolezza, perché da sempre vive e prospera all’aperto.
Venderà molti flaconi, varie scatolette di latta colorate e tantissimi barattoli dalle sgargainti etichette, anche perché è questa la condizione imprescindibile per ottenere il libero ingresso nel piccolo circo, con soli posti in piedi, dove tutti gli acquirenti potranno assistere allo spettacolo più meraviglioso del secolo.
L’incasso raggiunto sarà festeggiato da una marcetta strepitante, eseguita da una piccola corte di assistenti: la baiadera al tamburo, è avvolta in drappi di garza colorata, con l’ombelico bene in vista, il nano agghindato da clown tortura le snervanti corde del violino, e la grassa megera carica di ori, truccata da Salomè, soffia in una tromba sfiatata. E’ la moglie del prode generale: petto traboccante, pelle scura, richiamo aitante e vigoroso per gli appassionati delle grandi, materne, tette zingaresche.
Cari, antichi re, ciarlatani di un’infanzia perduta, di una civiltà di cartapesta negletta e vilipesa. Sotto il tendone ingoiavano pitoni di stoffa, mimavano scene sciocche, raccontavano favole, facevano roteare in giostre acrobatiche cagnetti spelacchiati, scimmie e caprette, davano spettacoli di burattini, proponevano banali giochi di prestigio, richiamavano il paradiso in terra con fisarmoniche e bandoneon digrignanti, ed esponevano fenomeni da baraccone, come la ragazza invisibile e mostri fantastici come la balena leone.
Nell'assoluta immobilità dell'aria aleggia l'attimo e il presagio del mistero. La donna cannone sta per essere sparata verso Aldebaran!
"Il mio regno per una strada!" grida però Riccardo III, stanco del suo vano potere, avvilito dal nuovo ordine mondiale. Riprendiamo il cammino, bambini miei, ritroviamo la buona strada da percorrere, dove incontrare un pubblico semplice e vero, una strada in cui portare lo stupore, l’antico canto dei bardi, le immagini della salvezza, le processioni della Madre divina, l’apocalisse del nostro organo di Barberia!
I ragazzi del 1900, avvertivano più di oggi la loro natura angelica, forse per questo i padri regalavano loro pure allegorie, trastulli di latta, trenini a vapore con tender e vagoni, scimmiotte che vibravano e battevano i piatti, saltimbanchi e pagliacci meccanici, lampade di ceramica a foggia d’angiolo, per illuminare le quiete notti, automobili a molla o a frizione, diligenze, fortilizi western e soldatini di gomma, robot a batteria, che si movevano ciechi come golem, incapaci di prendere da soli una direzione, ed emanavano luci e rumori meccanici.
Giunto all’età di cinque anni mi accorsi, dunque, che il tra i beni più amati, oltre a Robby, l’automa giocattolo ispirato al film Il Pianeta Proibito, e il libro illustrato di Pinocchio, c’erano i ciarlatani che si accampavano nei miei odorosi giardini di periferia. Ma che rapporto correva fra un automa e un ciarlatano? Un legame ereditario molto diretto: la cieca fede nell'impossibile.
Quando con la ragione e la volontà non si riesce a risolvere un problema o a cacciare i demoni della paura, della solitudine, della tristezza, ci si affida a chi promette la soddisfazione dei nostri desideri.
Nella notte dei tempi regnarono pitonesse, àuguri, sibille; stregoni, maghi, indovini, profeti, mistici, predicatori, santi, magnetizzatori, ma ecco infine i ciarlatani, che si nutrivano del motto:
Con l'arte e con l'inganno
vivrò per mezzo anno.
Con l'inganno e con l'arte
vivrò per l'altra parte.
Celestiale tramonto: sull’aia di una vecchia cascina, nell’afosa estate urbana del 1959, nel giardinetto dove giocano i piccoli proletari, si leva la voce dell’imbonitore, con la sua capretta al guinzaglio: come un cavaliere di un nobile ordine ignoto, veste una giubba blu con bottoni, alamari e spalline d’oro, candidi pantaloni alla zuava, stivali lucidi. Ha il petto coperto di medaglie ed al fianco una scimitarra lucente nel fodero!
Dall'alto del suo pulpito, montato su un carretto di legno dalle grandi ruote dorate, trainato da uno vecchio ronzino con gli zoccoli dipinti d’argento, “regala” per poche lire un roboante e prezioso unguento, capace di far ricrescere i capelli a chi li ha perduti, e di farli tornare del giusto colore a chi li ha visti incanutirsi per l’età che avanza. Ma il nostro eroe vanta pure le magiche doti di uno sciroppo che sconfigge la carie ed ogni tipo di malattia reumatica a cui aggiunge, gratutamente, un callifugo portentoso!
Bambini e adulti lo guardano estasiati, lo ascoltano, ipnotizzati da quella voce alta, rauca, abituata a gridare al vento con autorevolezza, perché da sempre vive e prospera all’aperto.
Venderà molti flaconi, varie scatolette di latta colorate e tantissimi barattoli dalle sgargainti etichette, anche perché è questa la condizione imprescindibile per ottenere il libero ingresso nel piccolo circo, con soli posti in piedi, dove tutti gli acquirenti potranno assistere allo spettacolo più meraviglioso del secolo.
L’incasso raggiunto sarà festeggiato da una marcetta strepitante, eseguita da una piccola corte di assistenti: la baiadera al tamburo, è avvolta in drappi di garza colorata, con l’ombelico bene in vista, il nano agghindato da clown tortura le snervanti corde del violino, e la grassa megera carica di ori, truccata da Salomè, soffia in una tromba sfiatata. E’ la moglie del prode generale: petto traboccante, pelle scura, richiamo aitante e vigoroso per gli appassionati delle grandi, materne, tette zingaresche.
Cari, antichi re, ciarlatani di un’infanzia perduta, di una civiltà di cartapesta negletta e vilipesa. Sotto il tendone ingoiavano pitoni di stoffa, mimavano scene sciocche, raccontavano favole, facevano roteare in giostre acrobatiche cagnetti spelacchiati, scimmie e caprette, davano spettacoli di burattini, proponevano banali giochi di prestigio, richiamavano il paradiso in terra con fisarmoniche e bandoneon digrignanti, ed esponevano fenomeni da baraccone, come la ragazza invisibile e mostri fantastici come la balena leone.
Nell'assoluta immobilità dell'aria aleggia l'attimo e il presagio del mistero. La donna cannone sta per essere sparata verso Aldebaran!
"Il mio regno per una strada!" grida però Riccardo III, stanco del suo vano potere, avvilito dal nuovo ordine mondiale. Riprendiamo il cammino, bambini miei, ritroviamo la buona strada da percorrere, dove incontrare un pubblico semplice e vero, una strada in cui portare lo stupore, l’antico canto dei bardi, le immagini della salvezza, le processioni della Madre divina, l’apocalisse del nostro organo di Barberia!