LO ZEN IN BIANCO E NERO
L’argomento che voglio proporvi potrà sembrare ostico in apparenza, trattando d’apparenza: la natura del Buddha può essere trasmessa dalla televisione?
A sette anni credevo nell’esistenza degli angeli, del Club di Topolino, della mia fatina custode e adoravo il Tiranosaurus Rex. Ogni domenica mattina rompevo le scatole al mio babbino perché mi portasse a vedere i dinosauri al giardino zoologico. Lui, però, ogni domenica mattina, mi ricordava che erano morti da milioni d’anni. Condoglianze, ma io insistevo. Non sono scemo, sapevo che quei grandiosi mostri antidiluviani esistevano |
davvero: non erano animali meccanici telecomandati, costruiti da qualche tecnico per i registi cinematografici, ma vivevano da secoli innumerabili nel prodigioso ed arcano trattato di magia “Conoscere”, libro secondo. Bastava evocarli! Il Signore era stato buono con me, donandomi degli amici tanto belli in cui credere, ma la mia fede vacillò, quando vidi un altro mostro: Mike Buongiorno.
Nei miei ingenui ragionamenti dualistici pensavo - O Dio non esiste, o quando creò quel signorino col ciuffo aveva perso parecchie diottrie. Una presuntuosa bestemmia dettata dall’ignoranza! Ancora non capivo che il vero zen si comunica direttamente, senza argomentazioni logico razionali. Lo zen è una domanda insolubile, lo zen è un quiz difficile, rispondendo al quale non si vince un benamato niente.
Dobbiamo molto a quell’uomo ed alla sua allegria! Era un vero bodysatva che incarnava il Vuoto Assoluto. Un vuoto che col trascorrere delle ere televisive andò riempiendosi di tonnellate di carta igienica. Questo rimanda al supremo quesito dei nostri giorni: perché il mondo va a rotoli? E se a forza di usarne troppi, intasiamo la cloaca massima della coscienza che poi esplode?
Senza dilungarmi in particolari indescrivibili, vi lascio immaginare il disgustoso e maleodorante panorama a seguire, che farebbe la fortuna dei produttori d’idrovore, scope, disinfettanti e deodoranti. Dunque, meno male che il mondo va a rotoli e rotoloni! Parole di verità del dio della carta igienica. Chissà se i suoi Video Sacerdoti, dopo averli innalzati per la santificazione e la comunione d’uso, i rotoli li usano anche per pulirsi la bocca? Forse no, dato il diffondersi dell’aerofagia da telequiz.
La televisione, ora in disgrazia, fu per me un grande strumento d’illuminazione, soprattutto quando in casa tutte le lampadine erano fulminate e non si trovava quel maledetto moccolo di candela che si ficcava sempre in fondo alla scatola del lucido da scarpe.
Cerchiamo di entrare nel vivo della questione: cos’è la verità o la realtà ultima, la natura del Buddha e della televisione, che epistemologicamente vanno a identificarsi (per partito preso) in questa breve dissertazione? Dice il saggio: - Boh? “Se la tua mano destra ti è d’inciampo tagliala…” chiarì Rabbi Gesù. “Ficcatevi le dita negli occhi e sedetevi a guardare”, insegnò Alberto Manzi, noto Maestro della Scuola Oculistica di Rocca di Papà (dove il suo babbo ha una clinica modernissima).
Tale austera pratica di meditazione genera, nei casi più fortunati, bruciore e abbondante lacrimazione. Negli altri (casi) arricchisce le fabbriche di bastoni da passeggio bianchi, gli addestratori di pastori tedeschi e le case editrici di riviste pornografiche in braille.
Divagazioni. Un pomeriggio che tendeva a travestirsi da sera inoltrata ma non era troppo tardi, un contadino lucano deciso a progredire sulla Via, andò dal Maestro Manzi, angosciato per tutti gli errori commessi, implorandolo di aiutarlo a correggerli. Il Santo Uomo, intimo amico d’Edmondo De Amicis con cui spartiva un cuore grande come un asteroide, disse: “La tua mente è sgrammaticata, la grafia della tua volontà incerta, ma… non è male il disegnino dell’anima a fondo pagina. Bravo, sei. Anzi… non sei”, e il contadino s’illuminò. Avete capito? No? Sì? Sì e no? Mettetevi d’accordo! Voglio darvi una mano, come disse Muzio Scevola a Toni Dallara, che per non sembrare scortese l’accettò, pur non avendo bisogno di un arto, bensì di un paio di tonsille rifatte per cantare come un tempo. Ma sì, voglio essere generoso proponendovi un koan: si chiamava Rin Tin Tin. Il suo nome era proprio quello, dato che aveva un padrone balbuziente? Dire e tacere o tacere e dire? Vedere e non guardare o guardare e non vedere? Questo è i problemi!
Intenzionati ad aiutarsi un cieco e un muto andarono a vedere i fuochi d’artificio: “Pam!”, “Verde!” Chi urlò pam, chi gridò verde?
S’arrivò nell’inverno del 1961, quando mi convinsero a ficcarmi sul naso un paio d’occhiali dalle lenti spesse tre centimetri. Si erano accorti che mangiando il gelato me lo ficcavo sempre nelle orecchie. Potenza delle apparenze: mi era venuta una laringite ai timpani! Leccando il primo gelato della mia lingua, la gioia del mio gusto fu pari allo stupore della mia vista nel toccar con mano ciò che fino a quel momento avevo solo intuito nella mia cecità. Lo schermo TV esisteva davvero, non ero un bambino schizofrenico. Le voci che udivo nella nebbia provenivano da figure tangibili, o quasi. Ero prossimo alla salvezza? Questo aneddoto prova che la nostra vista è spesso difettosa e che non raggiungeremo mai ciò che desideriamo, semplicemente… desiderandolo. Dovremmo invece consultare un buon oculista, magari il papà del Maestro Manzi.
“Non aveva la parola facile, ma il silenzio, oh! il silenzio lo aveva difficile”, disse un signore di mezza età mandando in frantumi il teleschermo nell’indifferenza generale. Apparve dal nulla, come appaiono dal nulla i redentori, che fino ad anni trenta nessuno li aveva notati, e poi, all’improvviso, si mettono a fare i miracoli. Lui si comportò esattamente così: iniziò a fare prodigi insignificanti, dopo essersi fatto largo tra una biondona e un virtuoso di fisarmonica. Pochi lo riconobbero, ma era Lui il Patriarca, il nuovo Maestro, l’erede autorizzato, il vero Lama della propagazione buddista, trasmessagli in tutta la sua purezza direttamente dai Buddini: Achille Campanile, Ettore Petrolini e Sergio Tofano.
Fonte di saggezza: “Non parlare/non sentire/e cercare/di far finta/di capire”, “Oggi tutto non basta più”, “Milano. Il Duomo gocciola verso l’alto”. Marcello Marchesi, prega per noi.
Innumerevoli furono i discepoli del nuovo sangha che accettarono la missione di insegnare lo shoto attraverso la TV, e tutti posseggono i tre attributi di Padre, Maestro e Sovrano in Eurovisione. Che cosa ci permette di identificarli? La sigla. Invochiamoli ogni sera perché ci salvino la vista. Noi discepoli degli anni ’60 possiamo restar fedeli solo allo za-zen introdotto da Gong, Tic Tac, Arcobaleno e Carosello e meditare sugli avatar fondatori: Roby & 14, la Gallina Tric Trac, Febo Conti, Bramieri-Pisù-Del Frate, Quartetto Cetra, Tognazzi & Vianello, la Nonna del Corsaro Nero, Dario Fo, Franca Rame, i Gufi e Angelo Lombardi, ma anche Sivori, Meroni, Ferrini, Rosato, Bulgarelli, Anquetil, Zandegù e Sandro Bolchi. Come dimenticare il Buddha dai mille volti, Alighiero Noschese?! E Lelio Luttazzi, Luciano Salce, Paolo Panelli, Valter Chiari, Cronache Italiane, Ai Confini della Realtà! Vennero poi i continuatori, che intesero preservare la purezza dello shanga in bianco e nero, ma combatterono per una nobile sconfitta: Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Beppe Viola, Cochi & Renato, Ric & Gian, i Fratelli Santonastaso, Giorgio Gaber, Renzo Arbore, Tino Buazzelli, Paolo Panelli, Bice Valori, Ugo Gregoretti e Nanny Loy. Citarli tutti è cosa ardua, vi rimando perciò al mio saggio storico - bibliografico Radiocorriere TV, dove compaiono i nomi e le foto di maestri e novizi, suddivisi per anno, mese, settimana, giorno, ora e minuto di messa in onda.
Cosa significava allora zen? Praticare za-tv in b.n. seduti sul divano di cintz a fiori, non più di tre ore al dì, assaporando il Pabuzu’ (misterioso viatico pastorale, composto di pane, buzzo e zucchero, preparato con amore da Sorella Mamma) e bere “Ovomaltin’ài! Che dà la forza dei samurai”. Infine, recitare il sutra della sera, “Domani chissà, che cosa accadrà, che ci porterà, se noi canteremo du du, du du du du du du…”, e intonare l’invocazione di ringraziamento per il boom economico, “Non è vero che tutto fa brodo…” A proposito di questa liturgia premonitrice, i roschi che ci visitarono in seguito, da Renzo Arbore a Paolo Rossi, transitando per Giorgio Faletti e Beppe Grillo, vennero in buona fede per sostenere la missione, ma per eccesso di zelo e d’offerte votive fallirono. Polli, culi e salamele, cosce crude e pressatele, i balletti e le vallette, balle, balle, sottilette, orchestrine e nude tette. Il solito manzo in scatola senza la poesia di… Jambonette che puoi fare a fette, comunque le mangi son sempre perfette, è carne ben scelta, appetibile, sana, parola di Gringo è carne italiana. Nessuno praticava più za-tv in b.n. seduto sul divano di cintz. Decadenza, conflitto, persecuzione dei fedeli e imposizione delle elemosine (canone buddista). Sdoppiamento dell’unità originaria, nelle scuole Raimayana I e Raiteravada II.
In seguito, la stimolante ma demagogica comparsa dei dissidenti di Tao 3, dove il culto agli antenati confuciani era opprimente, leggi Miàu Tze Tung e Felix the Cat; per non parlare, ma ne parliamo, delle successive eresie indù di rito Śakti-invest, che esaltavano il culto della dea Kalì nella sua forma di terribile consumatrice. Per fortuna l’era del ferro (money, nella segreta lingua tantrica di Wall Strett) fa sorgere alcuni dubbi e distrugge ogni certezza. Riempiendo le tasche di medici e psicanalisti, conferma che l’esistenza è dolore. L’estinzione dell’esistenza, al contrario, pone fine alla sofferenza, come la caduta di molari, incisivi e canini mette principio alla dentiera. Carie e ascessi sono in diretta relazione con l’intelligenza? Forse sì, visto che i dentisti mangiano con i nostri denti e possono persino iniziare la settimana con un ponte. Quindi c’è una stretta relazione fra raziocinio e odontoiatria. Come dire: soffrirebbe di più Gigi Marzullo dal suo dentista, o il dentista di Marzullo a Mezzanotte e Dintorni? Ormai tutti i discepoli hanno pane in abbondanza ma non più denti per masticarlo e trasmigrano come anime in pena, incarnandosi per l’etere, da una rete all’altra. Tutti rincorrono la gloria e la ricchezza dimentichi della missione. Chi ancora sa cogliere, in un piccolo scarafaggio capovolto che dimena le zampine, la sofferenza esistenziale di Piero Angela? Il difficile concetto di né vuoto, né pieno, né prima, né dopo, è efficacemente espresso dai resuscitamenti di Pippo Baudo? C’è una reale differenza di peso tra Ferrara, Vespa e Lerner…? Santoro, confesserà, alla fine, di avere anche lui dei conti segreti in Svizzera? E se li avesse a Montecarlo? Notizie potenti e merci invitanti, sorridenti, rassicuranti, mi apparvero in TV, come i santi.
Per il compleanno del mio amico Rino, gli ho regalato l’opera omnia di Coelho. Ma lui, dopo averci provato per un’ora, l’ha sbattuta in un angolo: non riusciva a farla girare sulla play station. Per i nuovi adepti come lui, il neo-za-zen si rivela più profondo del parlare, pensare o leggere. E’ lo za-zapping. Rino afferma che la regolarità di tale pratica gli consente di non dover più fare scelte. Dice: “Ti accorgi che gusti, opinioni, libertà di scelta e volontà, tenute da tutti in gran considerazione, non sono poi così importanti. Devi solo premere i tasti a caso, aumentando progressivamente la velocità. Più vivi za-zapping senza preconcetti, più accetti spontaneamente ogni mutamento d’immagine, più ti liberi: l’attaccamento all’illusione d’esistere ti sta abbandonando. Ormai è un processo irreversibile… sì! Irreversibile, irreversibile, ir-re-ver-si-bi-le!! Sì!! Sì!!! Sì!!!!” L’ultimo inquieto sfarfallio di luce e poi… il Nirvana? No, l’ultimo lampo e poi una crisi convulsiva.
Rino non lo sapeva ma era affetto da epilessia fotosensibile. Ostinato però! Ieri sono andato a trovarlo; continua a guardare lo schermo, svuotato, inespressivo. E’ quello dell’oscilloscopio in ospedale, praticamente piatto.
Un incidente di percorso spirituale, perché la televisione può essere utilizzata a fin di bene, per ampliare gli orizzonti dell’umanità. Grazie ai satelliti raggiunge ormai il sessanta per cento della popolazione mondiale. I bambini affamati del terzo mondo sentono meno trascurata la motilità dei loro stomaci potendo gustare deliziosi spot dove i ragazzini americani obesi s’ingozzano di hamburger e gelati di panna con le fragole. Interi paesi hanno il privilegio di vivere l’intensa avventura della siccità ma invidiano i nostri eleganti bevitori di Coca, che li frequentano per girare commoventi documentari.
Gli eschimesi reclamano moderni frigoriferi poiché i ghiacci del Polo sono imbottiti di d.d.t., mentre gli arabi anelano al pratico gatto delle nevi per… giocare a golf fra le dune del deserto.
Io, lì, dietro al quel vetro, avverto una presenza inquietante. C’è un po’ di caos. Quando si decideranno ad assumere una madonna di servizio? Ci sarà veramente lo zampone del diavolo, noto e disordinatissimo rappresentate di salumi che sparge lenticchie ovunque? E se l’inferno non fosse null’altro che un’enorme, infinita zuppa di pasta e fagioli ribollente?
Morale della favola, o meglio favola della morale: c’era una volta un discepolo d’antica osservanza, detto Mago Zurlì.
Era giovedì. Mentre si recava a celebrare il solito rituale cantato nel chiostro dell’Antoniano di Bologna, un barattolo di Nutella lo ferì cadendo da una finestra illuminata. “Donde giunge codesto dolore se non esisto come presentatore?” pensò, ed ebbe il satori. Un po’ confuso ritornò sui suoi passi calpestando anche quelli di altri, che se la presero e gli bombarono gli occhi.
Giunto al monastero corse dal suo guru, Topo Gigio, per descrivergli quanto era accaduto.
Il grande saggio, essendo un roditore iniziato, rispettava sempre la forma, ma nel vederlo trasecolò: “Ohi, ohi, ohi, mama, ma cosa mi dici mai! Tu per così poco trascuri i tuoi doveri?? Ma che illuminazione e illuminazione, svegliati! Lo sanno tutti che non esisti come presentatore.”
“Sì, lo so, ma io ho capito che anche Cristina D’Avena non è un gran che come cantante, e poi... non esiste il segreto della fabbricazione della Nutella!!”
“Ma cosa mi ridici mai!? Per tutte le groviera del mondo!” gongolò il Maestro soddisfatto.
“Spiegati meglio”, chiese la monaca Veglia Mantegazza.
“Vi dirò che l’Universo ha un’audience infinita, senza pupazzi!” Ed anch’ella fu liberata. Corse al telefono per comunicare la bella notizia ad Enza Sampò, che organizzò in un battibaleno un’edizione speciale di Yogi Senza Frontiere.
Velia non avrebbe mai più copulato con la voce di un uomo nel corpo di un topo.
Per questo me ne frego e oggi guardo la TV per ore senza sentirmi in colpa, poi… la lascio spenta. Questo è juki, la certezza che il Buddha non è la TV ma il televisore.
Nei miei ingenui ragionamenti dualistici pensavo - O Dio non esiste, o quando creò quel signorino col ciuffo aveva perso parecchie diottrie. Una presuntuosa bestemmia dettata dall’ignoranza! Ancora non capivo che il vero zen si comunica direttamente, senza argomentazioni logico razionali. Lo zen è una domanda insolubile, lo zen è un quiz difficile, rispondendo al quale non si vince un benamato niente.
Dobbiamo molto a quell’uomo ed alla sua allegria! Era un vero bodysatva che incarnava il Vuoto Assoluto. Un vuoto che col trascorrere delle ere televisive andò riempiendosi di tonnellate di carta igienica. Questo rimanda al supremo quesito dei nostri giorni: perché il mondo va a rotoli? E se a forza di usarne troppi, intasiamo la cloaca massima della coscienza che poi esplode?
Senza dilungarmi in particolari indescrivibili, vi lascio immaginare il disgustoso e maleodorante panorama a seguire, che farebbe la fortuna dei produttori d’idrovore, scope, disinfettanti e deodoranti. Dunque, meno male che il mondo va a rotoli e rotoloni! Parole di verità del dio della carta igienica. Chissà se i suoi Video Sacerdoti, dopo averli innalzati per la santificazione e la comunione d’uso, i rotoli li usano anche per pulirsi la bocca? Forse no, dato il diffondersi dell’aerofagia da telequiz.
La televisione, ora in disgrazia, fu per me un grande strumento d’illuminazione, soprattutto quando in casa tutte le lampadine erano fulminate e non si trovava quel maledetto moccolo di candela che si ficcava sempre in fondo alla scatola del lucido da scarpe.
Cerchiamo di entrare nel vivo della questione: cos’è la verità o la realtà ultima, la natura del Buddha e della televisione, che epistemologicamente vanno a identificarsi (per partito preso) in questa breve dissertazione? Dice il saggio: - Boh? “Se la tua mano destra ti è d’inciampo tagliala…” chiarì Rabbi Gesù. “Ficcatevi le dita negli occhi e sedetevi a guardare”, insegnò Alberto Manzi, noto Maestro della Scuola Oculistica di Rocca di Papà (dove il suo babbo ha una clinica modernissima).
Tale austera pratica di meditazione genera, nei casi più fortunati, bruciore e abbondante lacrimazione. Negli altri (casi) arricchisce le fabbriche di bastoni da passeggio bianchi, gli addestratori di pastori tedeschi e le case editrici di riviste pornografiche in braille.
Divagazioni. Un pomeriggio che tendeva a travestirsi da sera inoltrata ma non era troppo tardi, un contadino lucano deciso a progredire sulla Via, andò dal Maestro Manzi, angosciato per tutti gli errori commessi, implorandolo di aiutarlo a correggerli. Il Santo Uomo, intimo amico d’Edmondo De Amicis con cui spartiva un cuore grande come un asteroide, disse: “La tua mente è sgrammaticata, la grafia della tua volontà incerta, ma… non è male il disegnino dell’anima a fondo pagina. Bravo, sei. Anzi… non sei”, e il contadino s’illuminò. Avete capito? No? Sì? Sì e no? Mettetevi d’accordo! Voglio darvi una mano, come disse Muzio Scevola a Toni Dallara, che per non sembrare scortese l’accettò, pur non avendo bisogno di un arto, bensì di un paio di tonsille rifatte per cantare come un tempo. Ma sì, voglio essere generoso proponendovi un koan: si chiamava Rin Tin Tin. Il suo nome era proprio quello, dato che aveva un padrone balbuziente? Dire e tacere o tacere e dire? Vedere e non guardare o guardare e non vedere? Questo è i problemi!
Intenzionati ad aiutarsi un cieco e un muto andarono a vedere i fuochi d’artificio: “Pam!”, “Verde!” Chi urlò pam, chi gridò verde?
S’arrivò nell’inverno del 1961, quando mi convinsero a ficcarmi sul naso un paio d’occhiali dalle lenti spesse tre centimetri. Si erano accorti che mangiando il gelato me lo ficcavo sempre nelle orecchie. Potenza delle apparenze: mi era venuta una laringite ai timpani! Leccando il primo gelato della mia lingua, la gioia del mio gusto fu pari allo stupore della mia vista nel toccar con mano ciò che fino a quel momento avevo solo intuito nella mia cecità. Lo schermo TV esisteva davvero, non ero un bambino schizofrenico. Le voci che udivo nella nebbia provenivano da figure tangibili, o quasi. Ero prossimo alla salvezza? Questo aneddoto prova che la nostra vista è spesso difettosa e che non raggiungeremo mai ciò che desideriamo, semplicemente… desiderandolo. Dovremmo invece consultare un buon oculista, magari il papà del Maestro Manzi.
“Non aveva la parola facile, ma il silenzio, oh! il silenzio lo aveva difficile”, disse un signore di mezza età mandando in frantumi il teleschermo nell’indifferenza generale. Apparve dal nulla, come appaiono dal nulla i redentori, che fino ad anni trenta nessuno li aveva notati, e poi, all’improvviso, si mettono a fare i miracoli. Lui si comportò esattamente così: iniziò a fare prodigi insignificanti, dopo essersi fatto largo tra una biondona e un virtuoso di fisarmonica. Pochi lo riconobbero, ma era Lui il Patriarca, il nuovo Maestro, l’erede autorizzato, il vero Lama della propagazione buddista, trasmessagli in tutta la sua purezza direttamente dai Buddini: Achille Campanile, Ettore Petrolini e Sergio Tofano.
Fonte di saggezza: “Non parlare/non sentire/e cercare/di far finta/di capire”, “Oggi tutto non basta più”, “Milano. Il Duomo gocciola verso l’alto”. Marcello Marchesi, prega per noi.
Innumerevoli furono i discepoli del nuovo sangha che accettarono la missione di insegnare lo shoto attraverso la TV, e tutti posseggono i tre attributi di Padre, Maestro e Sovrano in Eurovisione. Che cosa ci permette di identificarli? La sigla. Invochiamoli ogni sera perché ci salvino la vista. Noi discepoli degli anni ’60 possiamo restar fedeli solo allo za-zen introdotto da Gong, Tic Tac, Arcobaleno e Carosello e meditare sugli avatar fondatori: Roby & 14, la Gallina Tric Trac, Febo Conti, Bramieri-Pisù-Del Frate, Quartetto Cetra, Tognazzi & Vianello, la Nonna del Corsaro Nero, Dario Fo, Franca Rame, i Gufi e Angelo Lombardi, ma anche Sivori, Meroni, Ferrini, Rosato, Bulgarelli, Anquetil, Zandegù e Sandro Bolchi. Come dimenticare il Buddha dai mille volti, Alighiero Noschese?! E Lelio Luttazzi, Luciano Salce, Paolo Panelli, Valter Chiari, Cronache Italiane, Ai Confini della Realtà! Vennero poi i continuatori, che intesero preservare la purezza dello shanga in bianco e nero, ma combatterono per una nobile sconfitta: Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Beppe Viola, Cochi & Renato, Ric & Gian, i Fratelli Santonastaso, Giorgio Gaber, Renzo Arbore, Tino Buazzelli, Paolo Panelli, Bice Valori, Ugo Gregoretti e Nanny Loy. Citarli tutti è cosa ardua, vi rimando perciò al mio saggio storico - bibliografico Radiocorriere TV, dove compaiono i nomi e le foto di maestri e novizi, suddivisi per anno, mese, settimana, giorno, ora e minuto di messa in onda.
Cosa significava allora zen? Praticare za-tv in b.n. seduti sul divano di cintz a fiori, non più di tre ore al dì, assaporando il Pabuzu’ (misterioso viatico pastorale, composto di pane, buzzo e zucchero, preparato con amore da Sorella Mamma) e bere “Ovomaltin’ài! Che dà la forza dei samurai”. Infine, recitare il sutra della sera, “Domani chissà, che cosa accadrà, che ci porterà, se noi canteremo du du, du du du du du du…”, e intonare l’invocazione di ringraziamento per il boom economico, “Non è vero che tutto fa brodo…” A proposito di questa liturgia premonitrice, i roschi che ci visitarono in seguito, da Renzo Arbore a Paolo Rossi, transitando per Giorgio Faletti e Beppe Grillo, vennero in buona fede per sostenere la missione, ma per eccesso di zelo e d’offerte votive fallirono. Polli, culi e salamele, cosce crude e pressatele, i balletti e le vallette, balle, balle, sottilette, orchestrine e nude tette. Il solito manzo in scatola senza la poesia di… Jambonette che puoi fare a fette, comunque le mangi son sempre perfette, è carne ben scelta, appetibile, sana, parola di Gringo è carne italiana. Nessuno praticava più za-tv in b.n. seduto sul divano di cintz. Decadenza, conflitto, persecuzione dei fedeli e imposizione delle elemosine (canone buddista). Sdoppiamento dell’unità originaria, nelle scuole Raimayana I e Raiteravada II.
In seguito, la stimolante ma demagogica comparsa dei dissidenti di Tao 3, dove il culto agli antenati confuciani era opprimente, leggi Miàu Tze Tung e Felix the Cat; per non parlare, ma ne parliamo, delle successive eresie indù di rito Śakti-invest, che esaltavano il culto della dea Kalì nella sua forma di terribile consumatrice. Per fortuna l’era del ferro (money, nella segreta lingua tantrica di Wall Strett) fa sorgere alcuni dubbi e distrugge ogni certezza. Riempiendo le tasche di medici e psicanalisti, conferma che l’esistenza è dolore. L’estinzione dell’esistenza, al contrario, pone fine alla sofferenza, come la caduta di molari, incisivi e canini mette principio alla dentiera. Carie e ascessi sono in diretta relazione con l’intelligenza? Forse sì, visto che i dentisti mangiano con i nostri denti e possono persino iniziare la settimana con un ponte. Quindi c’è una stretta relazione fra raziocinio e odontoiatria. Come dire: soffrirebbe di più Gigi Marzullo dal suo dentista, o il dentista di Marzullo a Mezzanotte e Dintorni? Ormai tutti i discepoli hanno pane in abbondanza ma non più denti per masticarlo e trasmigrano come anime in pena, incarnandosi per l’etere, da una rete all’altra. Tutti rincorrono la gloria e la ricchezza dimentichi della missione. Chi ancora sa cogliere, in un piccolo scarafaggio capovolto che dimena le zampine, la sofferenza esistenziale di Piero Angela? Il difficile concetto di né vuoto, né pieno, né prima, né dopo, è efficacemente espresso dai resuscitamenti di Pippo Baudo? C’è una reale differenza di peso tra Ferrara, Vespa e Lerner…? Santoro, confesserà, alla fine, di avere anche lui dei conti segreti in Svizzera? E se li avesse a Montecarlo? Notizie potenti e merci invitanti, sorridenti, rassicuranti, mi apparvero in TV, come i santi.
Per il compleanno del mio amico Rino, gli ho regalato l’opera omnia di Coelho. Ma lui, dopo averci provato per un’ora, l’ha sbattuta in un angolo: non riusciva a farla girare sulla play station. Per i nuovi adepti come lui, il neo-za-zen si rivela più profondo del parlare, pensare o leggere. E’ lo za-zapping. Rino afferma che la regolarità di tale pratica gli consente di non dover più fare scelte. Dice: “Ti accorgi che gusti, opinioni, libertà di scelta e volontà, tenute da tutti in gran considerazione, non sono poi così importanti. Devi solo premere i tasti a caso, aumentando progressivamente la velocità. Più vivi za-zapping senza preconcetti, più accetti spontaneamente ogni mutamento d’immagine, più ti liberi: l’attaccamento all’illusione d’esistere ti sta abbandonando. Ormai è un processo irreversibile… sì! Irreversibile, irreversibile, ir-re-ver-si-bi-le!! Sì!! Sì!!! Sì!!!!” L’ultimo inquieto sfarfallio di luce e poi… il Nirvana? No, l’ultimo lampo e poi una crisi convulsiva.
Rino non lo sapeva ma era affetto da epilessia fotosensibile. Ostinato però! Ieri sono andato a trovarlo; continua a guardare lo schermo, svuotato, inespressivo. E’ quello dell’oscilloscopio in ospedale, praticamente piatto.
Un incidente di percorso spirituale, perché la televisione può essere utilizzata a fin di bene, per ampliare gli orizzonti dell’umanità. Grazie ai satelliti raggiunge ormai il sessanta per cento della popolazione mondiale. I bambini affamati del terzo mondo sentono meno trascurata la motilità dei loro stomaci potendo gustare deliziosi spot dove i ragazzini americani obesi s’ingozzano di hamburger e gelati di panna con le fragole. Interi paesi hanno il privilegio di vivere l’intensa avventura della siccità ma invidiano i nostri eleganti bevitori di Coca, che li frequentano per girare commoventi documentari.
Gli eschimesi reclamano moderni frigoriferi poiché i ghiacci del Polo sono imbottiti di d.d.t., mentre gli arabi anelano al pratico gatto delle nevi per… giocare a golf fra le dune del deserto.
Io, lì, dietro al quel vetro, avverto una presenza inquietante. C’è un po’ di caos. Quando si decideranno ad assumere una madonna di servizio? Ci sarà veramente lo zampone del diavolo, noto e disordinatissimo rappresentate di salumi che sparge lenticchie ovunque? E se l’inferno non fosse null’altro che un’enorme, infinita zuppa di pasta e fagioli ribollente?
Morale della favola, o meglio favola della morale: c’era una volta un discepolo d’antica osservanza, detto Mago Zurlì.
Era giovedì. Mentre si recava a celebrare il solito rituale cantato nel chiostro dell’Antoniano di Bologna, un barattolo di Nutella lo ferì cadendo da una finestra illuminata. “Donde giunge codesto dolore se non esisto come presentatore?” pensò, ed ebbe il satori. Un po’ confuso ritornò sui suoi passi calpestando anche quelli di altri, che se la presero e gli bombarono gli occhi.
Giunto al monastero corse dal suo guru, Topo Gigio, per descrivergli quanto era accaduto.
Il grande saggio, essendo un roditore iniziato, rispettava sempre la forma, ma nel vederlo trasecolò: “Ohi, ohi, ohi, mama, ma cosa mi dici mai! Tu per così poco trascuri i tuoi doveri?? Ma che illuminazione e illuminazione, svegliati! Lo sanno tutti che non esisti come presentatore.”
“Sì, lo so, ma io ho capito che anche Cristina D’Avena non è un gran che come cantante, e poi... non esiste il segreto della fabbricazione della Nutella!!”
“Ma cosa mi ridici mai!? Per tutte le groviera del mondo!” gongolò il Maestro soddisfatto.
“Spiegati meglio”, chiese la monaca Veglia Mantegazza.
“Vi dirò che l’Universo ha un’audience infinita, senza pupazzi!” Ed anch’ella fu liberata. Corse al telefono per comunicare la bella notizia ad Enza Sampò, che organizzò in un battibaleno un’edizione speciale di Yogi Senza Frontiere.
Velia non avrebbe mai più copulato con la voce di un uomo nel corpo di un topo.
Per questo me ne frego e oggi guardo la TV per ore senza sentirmi in colpa, poi… la lascio spenta. Questo è juki, la certezza che il Buddha non è la TV ma il televisore.
Il mio cammino silenzioso,
contempla le età dei mondi,
sul divano di cintz anni ’60,
senza alcuna trasmissione
sullo schermo dell’antico Phonola.
contempla le età dei mondi,
sul divano di cintz anni ’60,
senza alcuna trasmissione
sullo schermo dell’antico Phonola.