POESIA
A Sergio Corazzini
Perché non mi dici analfabeta? Io sono un analfabeta. Io sono un colossale analfabeta che ride. Non vedi? Ho mille denti da offrire al fragore. Perché non mi dici analfabeta? Le mie smargiassate sono ricche allegrie dozzinali. Le mie tristezze non sono mai state complicate, così semplici che se dovessi confessartele, sbiancherei. Domani, penserai a vivere. Io voglio vivere, anzitutto perché sono forte e bello, ed anche perché gli squallidi demoni graffiti sui muri della mia casa popolare non mi fanno tremare di vergogna e di vigliaccheria, pronto a combattere come un manganello nero, come un duro sfollagente ridanciano. Non vedi che io sono un analfabeta? Sono un ragazzo esultante che ha voglia di vivere. Oh, meravigliati pure della mia allegria! E domandami: io saprò dirti parole preziose e feconde, porca troia, così preziose che mi verrebbe da ridere come se tu stessi per vivere. Le mie risate sembrerebbero un videogame d’euforia davanti alla tua anima tre volte dolente, ma io non sarei un intellettuale, sarei per te, semplicemente, un tipo rude e volgare che gli capita di bestemmiare, muto, ché soffre d’insonnia. La mia comunione è il casino di ogni giorno con Gesù, E i distruttori del rumore sono i silenzi, poiché senza di essi io avrei cercato e trovato Dio. Sta notte sono stato sveglio a braccia incrociate. Mi sembrava d’essere una grande e furente bestia, perseguitata da tutti gli spiriti, impossibile, coriacea preda dell’ultimo riposo, e ho desiderato d’esser comprato, corrotto, di esser posseduto, amato, di esser costretto a mangiare fino a scoppiare per mettere poi a sghignazzare nella folla, disperatamente ilare, sulla piazza illuminata dal sole. Io odio la fine incomprensibile delle cose. Ben poche passioni ho voluto abbandonare, perché ognuna d’esse ritornava poi in altre. Tu mi capisci, e piangi, e pensi che non meriti la mia gnosi di ferro. Oh, io sono veramente sano! E vivo, interamente, ogni giorno; vedi: come le idee. Non sono dunque un intellettuale: io so che per esser detto intellettuale, conviene morire di ben altra morte. Io so, vacca puttana, come vivere! Così sia! |