ASPIRINA VUDU'
Ebbene sì, decisi di diventare un barbone: trasandato, puzzolente, con l’alito pesante e la barba lunga, tipico! Però ero un clochard di campagna e lavoravo, lo sa lei? Faticavo sotto il sole afoso, sotto la pioggia, nel vento e nella nebbia ma con una logica… illuminante, anzi lampeggiante. Qualche tempo fa non avendo più alcuna ragione di vita, decisi di andare ad abitare sulla Torino-Milano al chilometro 95: Agognate. Non è stata una scelta casuale, l’imperativo m’infondeva speranza invitandomi a lottare, a desiderare ardentemente, a non mollare, nei momenti di disperazione. Agognate! Agognate! Sarà noioso e ripetitivo, ma almeno indica un obiettivo emozionale chiaro.
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Agognate! Quel cartello autostradale urla un’importante lezione a tutta l’umanità. Non ha un bel carattere però è leggibile. In mancanza di certezze è pur sempre meglio del Sistema Invisibile di Controllo Mondiale.
Pero, non sarebbe la stessa cosa, anche se più agricolo ed ecologico. E che dire di Rho? Rho! Rho! Cosa dovrei fare? Rho! Ma smettila. E Trecate? Che senso ha l’infinito del verbo Trecare? Bollate? Bollate! Bollate! E’ un invito allo scontro fisico o ad arrivare puntuale in ufficio? Agognate, dunque, ed anche la depressione e lo sconforto passeranno.
Vicino alla mia baracca con angolo cottura, solarium e tinozza, c’era una discarica abusiva. Per sentirmi più vicino a quella minoranza dell’umanità che crepa di stenti, circa… miliardi di persone, decisi di procurarmi il cibo scavando in quel letamaio. Un impiego come un altro, dignitoso. L’importante è non rubare, non uccidere, non dire falsa testimonianza, eccetera. Mi procuravo di che sopravvivere da me, senza chiedere niente a nessuno. Io rispetto il cane, rispetto il gatto, rispetto gli assicuratori ma voglio rispetto! Una notte, mentre cercavo degli avanzi ben affumicati, qualche buccia di banana (che c’hanno il suo bel potassio), magari delle ostriche al mercurio, un fondo di spumante avanzato in qualche bottiglia… rinvenni un reperto archeologico! Un totem, firmato dall’antico dio della mitologia nordica: Telefunken. Era bellissimo, nero, traslucido, di preziosa plastica e di cristallo, ma non capivo a cosa potesse servire. Rimasi giorni ad ammirarne la cubica bellezza, poi un amico di passaggio, residente nella discarica vicina, mi consigliò di metterci un’antenna e di collegare la spina ad una presa, dicendomi: “Sei proprio un cretino!”.
Meraviglia! Iniziò ad emanare una luce nella quale gli occhi potevano intuire forme e colori e le orecchie decriptare suoni e musiche. Pareva un oracolo, che come ogni oracolo di rispetto, si faceva fatica a capire cosa volesse dire.
Spazientito, consultati la sibilante sibilla come si fa con le monetine dei King, scagliandola a terra con forza. Finalmente il dio, così sollecitato, mi rispose. Dallo schermo fumante uscirono tre omini dalla pelle grigiastra. Veramente orrendi, forse più brutti di un massone. Iniziarono a comunicare telepaticamente, spiegandomi d’essere frustrati da una missine impossibile: trovare un cervello sano in una trasmissione televisiva. Avevano assistito a dibattiti, telequiz, varietà, pubblicità, molto più ripugnanti di loro, e alla fine erano fuggiti disperati. Stanchi e sfatti, avevano analizzato con il puntatore laser a luce foto plastica, le emissioni luminose del sangue di tutti e migliaia d’intestini, pancreas, terminazioni nervose, cervelli: completamente inservibili per la produzione della Circus Magic Atropofina, la loro droga preferita, che tanto li fa divertire e gli permette di provare ancora sentimenti ed emozioni, perse nel corso dell’evoluzione.
Piansi di commozione ed offrii loro quel poco che avevo: un cappuccino liofilizzato e sei bomboloni romagnoli degli anni ’60, che negli autogrill fanno parte dell’arredamento e costano uno sproposito: veri pezzi di modernariato. Io ne mangiai uno del 1977, molto bello, firmato Stokaz.
Mi avvidi poi della presenza di un disco volante, del diametro di dieci, dodici metri. Presi da un folle sentimento di gratitudine mi invitarono in bei modi a seguirli, mentre si apriva una porticina della navetta spaziale. Al mio cordiale rifiuto fui ingabbiato in una specie d’involucro energetico che mi sollevò da terra. Dovetti seguirli come se fossi al guinzaglio. Però volavo. In quel frangente mi costrinsi a pensare: "Beh, questa ovviamente è un’invenzione degli americani, una cosmonave sperimentale affidata a nani disoccupati e malformati che non hanno trovato lavoro al circo. Forse è un aereo da combattimento del futuro, il che spiega tutte le pazze voci che circolano sui dischi volanti...”
Il momento davvero emozionante fu quando entrai nel veicolo e ne vidi l'interno. Notai che l'equipaggiamento ed i posti di guida erano minuscoli. Sembravano seggiole di plastica per bambini. La grande stanza circolare era vuota e immersa in una luce sfolgorante. Dal soffitto scendeva un tubo trasparente che terminava al centro del pavimento innestandosi in una semi sfera. Pensai: “Sono cose strane, di una tecnologia... che non dovrebbe esistere!” Molti presunti contattati e contattisti, rapiti dai dischi volanti, cercano di comprenderne le ragioni da piccoli ma significativi segni nella loro memoria e sul loro corpo. Io invece ricordo perfettamente come avvenne, ed oggi ho alcuni amici tra alieni di varie razze. Mi spiegarono che c’era una guerra siderale fra gli eserciti di Beatitudine e Catastrofe e che entrambi possono operare sulla scacchiera della Terra. Per fare questo, devono usare le forme umane e vivere come noi, agendo come camaleonti in una giungla.
In men che non si dica, se men si vuole dire, la mia testa fu avvolta da un casco di materiale trasparente, tipo elmetto da parrucchiera, che non emetteva aria calda ma piccoli aghi e sonde. Invece di mettermi i bigodini iniziarono a forarmi il cranio qua e la, senza che provassi alcun dolore. Una voce mi comunicò di non temere, mi stavano solo ripristinando il cervello, contaminato dall’inquinamento elettro acustico atmosferico subliminale.
Avrebbero immenso nella mia memoria quella di un loro antenato, il sommo poeta della Costellazione di Reticulum, Aspirina Vudù.
Il grande rapsodo fu un eroico bardo, oriundo del pianeta Urano. Un tipo strano, un Tolkieniano futurista, d’estrazione guevarista, moderatamente jazz-blues.
Raggiunta la maggiore età, Aspirina Vudù prese un mezzo per Zeta Reticuli, dove fondò i GAS, (Gruppi d’Azione Satirica). Impavidi umoristi del dissenso, si unirono alla coorte d’arditi guerrieri, avvinti da anni nella guerra di liberazione
dell’etere. Fra questi si distinsero Nisidina Bubù, Cocaina Susù, il Cyborg Renato, e le Robottine Filomena e Marturano. In battaglia il nostro eroe perse tre matite dappresso ad un trasmettitore, si contaminò a morte stringendo la mano di un promotore finanziario di Saturno ed ebbe una Montblanc colpita assai dalla deflagrazione d’una parcella gonfiata. Dovettero amputargliela. Nonostante l’interiore solitudine, egli continuò a cimentarsi in pugne vieppiù aspre, scrivendo con il suo modesto stilo di legno e una grammatica ormai zoppicante, la quale scagliò contro il nemico, durante l’assalto dei feroci Sponsors, provenienti dal satellite artificiale marziano Phobosinvest 5. Mancò, sotto una gragnola d’antipasti misti. Il fante che ebbe fatto fuoco, commosso dal sacrificio del fiero emulo, si tolse la vita mangiando sette chili di gravose sottilette, maledicendo il nome del generale Krups. No, si chiamava Kruft, o Krantz? O era Struzz? O Truzz? No no, era Trump, o… Tramph, Tramm, mi pare, sì, tram, tram! Sul tram non lascio mai il posto agli invalidi, ma piango tanto. Che cosa si ottiene schiacciando sotto una pressa cento pazzi di varie nazionalità? L’olio di scemi vari. Sono talmente stitico che il mio intestino cieco è diventato muto. Ehi, ehi, ehi, scusate, ho perso il controllo della banca dati, che cosa succede?! Blick, block, gulp, gulp! Friz fruz… come si scrive uccello? Con due zeta… Agognate! Agognate! Poligamia è avere una donna di troppo. E monogamia? Anche. Oggi mi sento mezzo scemo. Complimenti, faccio progressi. Vorrei conoscermi più a fondo ma sono troppo depresso per affrontare situazioni di tipo sociale. Ferma! Ferma! Stop! Blocca tutto, ci deve essere un corto circuito nel Sistema Invisibile di Controllo Mondiale! Mi sentite? Bloccate tutto!… salve, sono un impiegato di Berlusconi. Il mio capo è uno stronzo e io sono la sua carta igienica. Flash! Flush! Fumh, fumh, fumh, buum! Buuum!!!
LA SCRITTURA SARA’ RIPRESA IL PIÙ PRESTO POSSIBILE
Pero, non sarebbe la stessa cosa, anche se più agricolo ed ecologico. E che dire di Rho? Rho! Rho! Cosa dovrei fare? Rho! Ma smettila. E Trecate? Che senso ha l’infinito del verbo Trecare? Bollate? Bollate! Bollate! E’ un invito allo scontro fisico o ad arrivare puntuale in ufficio? Agognate, dunque, ed anche la depressione e lo sconforto passeranno.
Vicino alla mia baracca con angolo cottura, solarium e tinozza, c’era una discarica abusiva. Per sentirmi più vicino a quella minoranza dell’umanità che crepa di stenti, circa… miliardi di persone, decisi di procurarmi il cibo scavando in quel letamaio. Un impiego come un altro, dignitoso. L’importante è non rubare, non uccidere, non dire falsa testimonianza, eccetera. Mi procuravo di che sopravvivere da me, senza chiedere niente a nessuno. Io rispetto il cane, rispetto il gatto, rispetto gli assicuratori ma voglio rispetto! Una notte, mentre cercavo degli avanzi ben affumicati, qualche buccia di banana (che c’hanno il suo bel potassio), magari delle ostriche al mercurio, un fondo di spumante avanzato in qualche bottiglia… rinvenni un reperto archeologico! Un totem, firmato dall’antico dio della mitologia nordica: Telefunken. Era bellissimo, nero, traslucido, di preziosa plastica e di cristallo, ma non capivo a cosa potesse servire. Rimasi giorni ad ammirarne la cubica bellezza, poi un amico di passaggio, residente nella discarica vicina, mi consigliò di metterci un’antenna e di collegare la spina ad una presa, dicendomi: “Sei proprio un cretino!”.
Meraviglia! Iniziò ad emanare una luce nella quale gli occhi potevano intuire forme e colori e le orecchie decriptare suoni e musiche. Pareva un oracolo, che come ogni oracolo di rispetto, si faceva fatica a capire cosa volesse dire.
Spazientito, consultati la sibilante sibilla come si fa con le monetine dei King, scagliandola a terra con forza. Finalmente il dio, così sollecitato, mi rispose. Dallo schermo fumante uscirono tre omini dalla pelle grigiastra. Veramente orrendi, forse più brutti di un massone. Iniziarono a comunicare telepaticamente, spiegandomi d’essere frustrati da una missine impossibile: trovare un cervello sano in una trasmissione televisiva. Avevano assistito a dibattiti, telequiz, varietà, pubblicità, molto più ripugnanti di loro, e alla fine erano fuggiti disperati. Stanchi e sfatti, avevano analizzato con il puntatore laser a luce foto plastica, le emissioni luminose del sangue di tutti e migliaia d’intestini, pancreas, terminazioni nervose, cervelli: completamente inservibili per la produzione della Circus Magic Atropofina, la loro droga preferita, che tanto li fa divertire e gli permette di provare ancora sentimenti ed emozioni, perse nel corso dell’evoluzione.
Piansi di commozione ed offrii loro quel poco che avevo: un cappuccino liofilizzato e sei bomboloni romagnoli degli anni ’60, che negli autogrill fanno parte dell’arredamento e costano uno sproposito: veri pezzi di modernariato. Io ne mangiai uno del 1977, molto bello, firmato Stokaz.
Mi avvidi poi della presenza di un disco volante, del diametro di dieci, dodici metri. Presi da un folle sentimento di gratitudine mi invitarono in bei modi a seguirli, mentre si apriva una porticina della navetta spaziale. Al mio cordiale rifiuto fui ingabbiato in una specie d’involucro energetico che mi sollevò da terra. Dovetti seguirli come se fossi al guinzaglio. Però volavo. In quel frangente mi costrinsi a pensare: "Beh, questa ovviamente è un’invenzione degli americani, una cosmonave sperimentale affidata a nani disoccupati e malformati che non hanno trovato lavoro al circo. Forse è un aereo da combattimento del futuro, il che spiega tutte le pazze voci che circolano sui dischi volanti...”
Il momento davvero emozionante fu quando entrai nel veicolo e ne vidi l'interno. Notai che l'equipaggiamento ed i posti di guida erano minuscoli. Sembravano seggiole di plastica per bambini. La grande stanza circolare era vuota e immersa in una luce sfolgorante. Dal soffitto scendeva un tubo trasparente che terminava al centro del pavimento innestandosi in una semi sfera. Pensai: “Sono cose strane, di una tecnologia... che non dovrebbe esistere!” Molti presunti contattati e contattisti, rapiti dai dischi volanti, cercano di comprenderne le ragioni da piccoli ma significativi segni nella loro memoria e sul loro corpo. Io invece ricordo perfettamente come avvenne, ed oggi ho alcuni amici tra alieni di varie razze. Mi spiegarono che c’era una guerra siderale fra gli eserciti di Beatitudine e Catastrofe e che entrambi possono operare sulla scacchiera della Terra. Per fare questo, devono usare le forme umane e vivere come noi, agendo come camaleonti in una giungla.
In men che non si dica, se men si vuole dire, la mia testa fu avvolta da un casco di materiale trasparente, tipo elmetto da parrucchiera, che non emetteva aria calda ma piccoli aghi e sonde. Invece di mettermi i bigodini iniziarono a forarmi il cranio qua e la, senza che provassi alcun dolore. Una voce mi comunicò di non temere, mi stavano solo ripristinando il cervello, contaminato dall’inquinamento elettro acustico atmosferico subliminale.
Avrebbero immenso nella mia memoria quella di un loro antenato, il sommo poeta della Costellazione di Reticulum, Aspirina Vudù.
Il grande rapsodo fu un eroico bardo, oriundo del pianeta Urano. Un tipo strano, un Tolkieniano futurista, d’estrazione guevarista, moderatamente jazz-blues.
Raggiunta la maggiore età, Aspirina Vudù prese un mezzo per Zeta Reticuli, dove fondò i GAS, (Gruppi d’Azione Satirica). Impavidi umoristi del dissenso, si unirono alla coorte d’arditi guerrieri, avvinti da anni nella guerra di liberazione
dell’etere. Fra questi si distinsero Nisidina Bubù, Cocaina Susù, il Cyborg Renato, e le Robottine Filomena e Marturano. In battaglia il nostro eroe perse tre matite dappresso ad un trasmettitore, si contaminò a morte stringendo la mano di un promotore finanziario di Saturno ed ebbe una Montblanc colpita assai dalla deflagrazione d’una parcella gonfiata. Dovettero amputargliela. Nonostante l’interiore solitudine, egli continuò a cimentarsi in pugne vieppiù aspre, scrivendo con il suo modesto stilo di legno e una grammatica ormai zoppicante, la quale scagliò contro il nemico, durante l’assalto dei feroci Sponsors, provenienti dal satellite artificiale marziano Phobosinvest 5. Mancò, sotto una gragnola d’antipasti misti. Il fante che ebbe fatto fuoco, commosso dal sacrificio del fiero emulo, si tolse la vita mangiando sette chili di gravose sottilette, maledicendo il nome del generale Krups. No, si chiamava Kruft, o Krantz? O era Struzz? O Truzz? No no, era Trump, o… Tramph, Tramm, mi pare, sì, tram, tram! Sul tram non lascio mai il posto agli invalidi, ma piango tanto. Che cosa si ottiene schiacciando sotto una pressa cento pazzi di varie nazionalità? L’olio di scemi vari. Sono talmente stitico che il mio intestino cieco è diventato muto. Ehi, ehi, ehi, scusate, ho perso il controllo della banca dati, che cosa succede?! Blick, block, gulp, gulp! Friz fruz… come si scrive uccello? Con due zeta… Agognate! Agognate! Poligamia è avere una donna di troppo. E monogamia? Anche. Oggi mi sento mezzo scemo. Complimenti, faccio progressi. Vorrei conoscermi più a fondo ma sono troppo depresso per affrontare situazioni di tipo sociale. Ferma! Ferma! Stop! Blocca tutto, ci deve essere un corto circuito nel Sistema Invisibile di Controllo Mondiale! Mi sentite? Bloccate tutto!… salve, sono un impiegato di Berlusconi. Il mio capo è uno stronzo e io sono la sua carta igienica. Flash! Flush! Fumh, fumh, fumh, buum! Buuum!!!
LA SCRITTURA SARA’ RIPRESA IL PIÙ PRESTO POSSIBILE