ASPIRINA VUDU'
Scusate l’interruzione, sono esploso misteriosamente. Non c’è niente di strano, visto che in Italia è da considerarsi segreto di stato qualsiasi cosa faccia bum. Chiederò la pensione ai servizi segreti, anzi, la pretenderò direttamente dal Sistema Invisibile di Controllo Mondiale.
C’è stato un corto circuito, devo aprirmi la testa: magma, magma, blob, blop, non preoccupatevi, tutto tornerà anormale, come sempre, é semplicissimo, c'ho lo zip. Mi hanno messo una grossa cerniera attorno alla nuovissima calotta d’oro. Pensate che sia inumano? Ma no, l’inox non arrugginisce, tanto meno l’oro. Ecco… sostituisco questi due prit prot, un hip hop, |
un microcip e un microciop e magari questo tip e tap difettoso… richiudo, arda che meraviglia! Peccato non possiate vederlo il mio nuovo gioiello hard cervello, monovolume incapsulato. Ha sessanta miliardi di mega byte, collegamento a maxi schermo digitale olografico, cristalli liquidi, solidi e gassosi per la visualizzazione istantanea di pensieri ed entità. Come funziona? Come un normale video citofono: loro si fanno vivi e io decido se farli entrare nel mio cervello e poi nel mondo stesso. Come? Come, come… con scanner e stampante multi dimensionale spazio temporale a raggi ologrammatici materializzanti.
In parole povere, pappa a pappa e ciccia a ciccia, ogni forma pensiero da me prodotta o ricevuta, può incarnarsi: muscoli, pelle, ossa, tette e culo, a mio piacimento… Scusate, qui c’è un dispositivo di cui non vi ho ancora parlato, che mi lampeggia la di lui spia: raggio fotonico di trasporto interspaziotemporale. Via libera! Chi sa chi sta arrivando? Un tempo si sarebbe detto: - Chissà chi è l’imbecille che mi suona al citofono a quest’ora!
Ho un sospetto; i tecnici ricercatori d’Alpha Reticuli IV sono molto sensitivi e si sensibilizzano non appena ho un guasto… fanno parte del Sistema Invisibile Mondiale di Controllo, loro.
“Infatti, eccolo qui! Guarda chi si vede, ciao bastardo!”
“Salve Aspirina Vudù dal tuo Nisidina Bubù, come te la spari la consapevolezza?”
“Tutto bene, Nisidina, son solo scoppiato un momento fa. Tu piuttosto, ti vedo stanco, il viaggio è andato bene?”
“Che vita impossibile sempre in giro per le galassie, in trasferta per la Confederazione. Non ne posso più, ho le borse persino sopra gli occhi, a forza di smaterializzarmi e materializzarmi qui e là. Sto perdendo il senso dell’orientamento ed è un secolo che non copulo!”
“Vedi, se tu fossi un grigio non avresti di questi problemi, loro si riproducono per clonazione… invece è ardua la vita per un naturale, eh! Hai perso anche la voglia, scommetto.”
“Oh no, ho perso l’uccello durante un trasporto. Credo che sia rimasto su Nettuno, e non ho tempo per andare a recuperarlo, perché sono stanco, stanco, tanto stanco, troppo stanco. Io mi alzo tanto presto, troppo presto, ad un’ora magmatica, tanto precisa, oh, troppo precisa. Alle sette, sette e otto, forse, massimo alle otto, otto e otto, a volte otto e nove, nove e nove, dieci, dieci e dodici, dodici e dodici, e scendo in strada, se c’è n’è una, verso le tredici, tredici e tredici massimo quattordici e un quarto. A quell’ora scendo, o scivolo, rotolo, rantolo, annaspo, dipende, magari cado, come ieri, da una torre e ricevo una pallonata in faccia da un bambino grasso in un giardino, così mi sveglio, oh se mi sveglio! Sogno o son pesto?! Sta mane mi desto in un acquario e chiedo l’ora ad una murena di passaggio, ma quella, acqua in bocca. Gocciolando entro in un caffé, bevo un caffé, due caffé, tre caffé, nessun caffé, non ha caffé?! Niente brioche, niente uovo sodo, niente piadina romagnola, manca la corrente. E porca mucca albina, paghi le bollette no! Allora, guardi, prenderei qualcosa di leggero, ecco, un tramezzino con rucola e stracchino… ci metta anche un filo d’insalata, tre fettine di mortadella, gorgonzola, filetto di bue affumicato, tonno, olive, carciofini, funghi, mozzarella, asparagi e pomodoro… mi raccomando, la senape non ce la metta, se no non lo digerisco.
Mangio, oh se mangio, sbafo e risbafo ad ufo, essendo un alieno, sono sazio ma non pago, paghi lei paghi lei, che ho fretta, sacco di merda che gestisci un caffé che non ha il caffé! Esco tranquillo correndo a perdifiato, e il padrone non è d’accordo e mi fa inseguire dal cameriere, che mi lancia dietro il barista, che è grasso e ciecato, ha un piede piatto, la coda tra le gambe e un cugino di Mondovì: tutte le sfighe! Orbo com’è sbaglia, inciampa nel gatto del gioielliere, che è un vero tesoro, casca, si ribalta, rovescia il vassoio a terra, i passanti scivolano sulla birra mescolata al liquore d’anice, che schifo. Ci sono rotture di rotule, profanazioni d’ossi sacri, lussazioni di timpani e anche proteste di anche, mentre io entro in ufficio, filiale di Sesto San Giovanni, Invisibil Worldness Control Corporation. Saluto gli amici, i colleghi, i concorrenti sui blocchi di partenza, i nemici, i parenti alla lontana, i parenti serpenti, i parenti stretti, seduti tutti sulla stessa sedia. Poi sputo sulla faccia del capo supremo, Cocaina Susù, che sta schiaffeggiando il cyborg Renato, una strizzatina d’occhio alla robottine Filomena e Maturano, ai macchinari tutti ciao! Io sto bene, come spero di voi, tanti cari baci, paga la multa e taci, compreso il dispenser del sapone da toilette, detta cesso, su Alpha Reticuli IV.
Mi rilasso. Vorrei toccare il sedere ad una collega, ma non ho tempo e lei si offende sempre e mi tiene il broncio, mi ha perfino denunciato alla Lega Contro i Non Molestatori, ma io devo lavorare, ho fretta e ho fretta fretta, frettissima, mi siedo sulla poltrona semovente, sedia di ferro, sedia a rotelle, sedia elettrica aaah! Aaah! Scarica elettrica, il computer che si chiama San Giovani Decollato pretende sempre che invece della mano destra, che non ha, gli stringa il filo sinistro scoperto, se no si rifiuta di accendersi.
Batto, batto, batto, un tasto, due tasti, tre tasti, mille tasti, ho mal di tasti, che mal di testa: a, b, c, il pipistrello mi morì, mi morì di lunedì e perché io sono qui?! Cosa c’è che non collabori, interfaccia di feccia? Carico, scarico, carico, oriento, ordino, scosto, salvo, stampo: un organigramma, un programma, un pentagramma, quella porca di Marianna, la play girl del mese a colori mi manda fuori. Che occhi, che sorriso, che tette faraoniche, stampo: oh sì, come stampo, stampo, stampo! Clicco e riclicco, non stampa, non stampa, il dito m’avvampa, clicco e riclocco, ho il dito alla coque! Time, time, time, non stampa, non stampa, allora… Corriere della Sera, Repubblica, Gazzetta dell’Osteria, che idiozia, è una crisi d’anemia. In questa confusione mi mollo un bel ceffone, non c’è concentrazione! Oriento, imploro la mia freccia, mi sfugge la cogliona, è atea, non crede, distrugge ogni icona. Virus? Menù? Ma non l’ho postulato, ho appena già mangiato. Virus, virus! Il virus della freccia: freccia, arco, penne, indiani! Ci attaccano, maledetti musi rossi, carico lo stick, ci difenderemo fino all’ultimo byte! Bip, bip, bip, bop, op? Bona sera, sono il virus Bob Op, entro un minuto ti spezzo il disco con un acuto. Antidoto, antidoto, metto il disk e sento il fisch, chiedo aiuto al Sistema di Controllo Mondiale: WWW! WWW! WWW! Accarezza l’hard, dice, e fagli un’iniezione di corroburina Flek, la medicina marziana d’ogni verme toccasana. Okay flut, flut, flut, liquido il carattere gotico, scelgo il longobardo, impaginazione errata, consulto, error. Error! Error! Che error da demens, imposto, impasto, scosto, batto, ribatto, clicco, rimetto tramezzino, reintegrare con disco di ripristino cobol. Cobol? Ma che basic vuoi, di che secolo sei? Fortrain. Fortrain? A che ora parte la prossima astrotrena per Ludovica Porta? Mi dia l’orario del rapido Baggio-Magenta delle 16 e 09. Magma, magma, voglio la mamma! Flick, gluick, flock, going, glick, cloch, clich, mouse, qui la mano, armistizio. Mi col mouse, ti col muose, topo topolin. Topolin, topolin, topolin, topolin! Per far rincretinire i grandi ed i piccin… noi con voi, voi con noi nel compiuterin! Error, Disney error, ahi! Copyright! Copyright! Flut, flat, flet, glun, glan, glen, grant star treck, sono fico, sono snello, tomboraider nel cervello, chic e choc, tric e trac, crich e croch, file non stop! Aaaah!
Ecco com’è la mia giornata, Aspirina Vudù?!!”
“Un avvilente e crudele rimbecillimento.”
In parole povere, pappa a pappa e ciccia a ciccia, ogni forma pensiero da me prodotta o ricevuta, può incarnarsi: muscoli, pelle, ossa, tette e culo, a mio piacimento… Scusate, qui c’è un dispositivo di cui non vi ho ancora parlato, che mi lampeggia la di lui spia: raggio fotonico di trasporto interspaziotemporale. Via libera! Chi sa chi sta arrivando? Un tempo si sarebbe detto: - Chissà chi è l’imbecille che mi suona al citofono a quest’ora!
Ho un sospetto; i tecnici ricercatori d’Alpha Reticuli IV sono molto sensitivi e si sensibilizzano non appena ho un guasto… fanno parte del Sistema Invisibile Mondiale di Controllo, loro.
“Infatti, eccolo qui! Guarda chi si vede, ciao bastardo!”
“Salve Aspirina Vudù dal tuo Nisidina Bubù, come te la spari la consapevolezza?”
“Tutto bene, Nisidina, son solo scoppiato un momento fa. Tu piuttosto, ti vedo stanco, il viaggio è andato bene?”
“Che vita impossibile sempre in giro per le galassie, in trasferta per la Confederazione. Non ne posso più, ho le borse persino sopra gli occhi, a forza di smaterializzarmi e materializzarmi qui e là. Sto perdendo il senso dell’orientamento ed è un secolo che non copulo!”
“Vedi, se tu fossi un grigio non avresti di questi problemi, loro si riproducono per clonazione… invece è ardua la vita per un naturale, eh! Hai perso anche la voglia, scommetto.”
“Oh no, ho perso l’uccello durante un trasporto. Credo che sia rimasto su Nettuno, e non ho tempo per andare a recuperarlo, perché sono stanco, stanco, tanto stanco, troppo stanco. Io mi alzo tanto presto, troppo presto, ad un’ora magmatica, tanto precisa, oh, troppo precisa. Alle sette, sette e otto, forse, massimo alle otto, otto e otto, a volte otto e nove, nove e nove, dieci, dieci e dodici, dodici e dodici, e scendo in strada, se c’è n’è una, verso le tredici, tredici e tredici massimo quattordici e un quarto. A quell’ora scendo, o scivolo, rotolo, rantolo, annaspo, dipende, magari cado, come ieri, da una torre e ricevo una pallonata in faccia da un bambino grasso in un giardino, così mi sveglio, oh se mi sveglio! Sogno o son pesto?! Sta mane mi desto in un acquario e chiedo l’ora ad una murena di passaggio, ma quella, acqua in bocca. Gocciolando entro in un caffé, bevo un caffé, due caffé, tre caffé, nessun caffé, non ha caffé?! Niente brioche, niente uovo sodo, niente piadina romagnola, manca la corrente. E porca mucca albina, paghi le bollette no! Allora, guardi, prenderei qualcosa di leggero, ecco, un tramezzino con rucola e stracchino… ci metta anche un filo d’insalata, tre fettine di mortadella, gorgonzola, filetto di bue affumicato, tonno, olive, carciofini, funghi, mozzarella, asparagi e pomodoro… mi raccomando, la senape non ce la metta, se no non lo digerisco.
Mangio, oh se mangio, sbafo e risbafo ad ufo, essendo un alieno, sono sazio ma non pago, paghi lei paghi lei, che ho fretta, sacco di merda che gestisci un caffé che non ha il caffé! Esco tranquillo correndo a perdifiato, e il padrone non è d’accordo e mi fa inseguire dal cameriere, che mi lancia dietro il barista, che è grasso e ciecato, ha un piede piatto, la coda tra le gambe e un cugino di Mondovì: tutte le sfighe! Orbo com’è sbaglia, inciampa nel gatto del gioielliere, che è un vero tesoro, casca, si ribalta, rovescia il vassoio a terra, i passanti scivolano sulla birra mescolata al liquore d’anice, che schifo. Ci sono rotture di rotule, profanazioni d’ossi sacri, lussazioni di timpani e anche proteste di anche, mentre io entro in ufficio, filiale di Sesto San Giovanni, Invisibil Worldness Control Corporation. Saluto gli amici, i colleghi, i concorrenti sui blocchi di partenza, i nemici, i parenti alla lontana, i parenti serpenti, i parenti stretti, seduti tutti sulla stessa sedia. Poi sputo sulla faccia del capo supremo, Cocaina Susù, che sta schiaffeggiando il cyborg Renato, una strizzatina d’occhio alla robottine Filomena e Maturano, ai macchinari tutti ciao! Io sto bene, come spero di voi, tanti cari baci, paga la multa e taci, compreso il dispenser del sapone da toilette, detta cesso, su Alpha Reticuli IV.
Mi rilasso. Vorrei toccare il sedere ad una collega, ma non ho tempo e lei si offende sempre e mi tiene il broncio, mi ha perfino denunciato alla Lega Contro i Non Molestatori, ma io devo lavorare, ho fretta e ho fretta fretta, frettissima, mi siedo sulla poltrona semovente, sedia di ferro, sedia a rotelle, sedia elettrica aaah! Aaah! Scarica elettrica, il computer che si chiama San Giovani Decollato pretende sempre che invece della mano destra, che non ha, gli stringa il filo sinistro scoperto, se no si rifiuta di accendersi.
Batto, batto, batto, un tasto, due tasti, tre tasti, mille tasti, ho mal di tasti, che mal di testa: a, b, c, il pipistrello mi morì, mi morì di lunedì e perché io sono qui?! Cosa c’è che non collabori, interfaccia di feccia? Carico, scarico, carico, oriento, ordino, scosto, salvo, stampo: un organigramma, un programma, un pentagramma, quella porca di Marianna, la play girl del mese a colori mi manda fuori. Che occhi, che sorriso, che tette faraoniche, stampo: oh sì, come stampo, stampo, stampo! Clicco e riclicco, non stampa, non stampa, il dito m’avvampa, clicco e riclocco, ho il dito alla coque! Time, time, time, non stampa, non stampa, allora… Corriere della Sera, Repubblica, Gazzetta dell’Osteria, che idiozia, è una crisi d’anemia. In questa confusione mi mollo un bel ceffone, non c’è concentrazione! Oriento, imploro la mia freccia, mi sfugge la cogliona, è atea, non crede, distrugge ogni icona. Virus? Menù? Ma non l’ho postulato, ho appena già mangiato. Virus, virus! Il virus della freccia: freccia, arco, penne, indiani! Ci attaccano, maledetti musi rossi, carico lo stick, ci difenderemo fino all’ultimo byte! Bip, bip, bip, bop, op? Bona sera, sono il virus Bob Op, entro un minuto ti spezzo il disco con un acuto. Antidoto, antidoto, metto il disk e sento il fisch, chiedo aiuto al Sistema di Controllo Mondiale: WWW! WWW! WWW! Accarezza l’hard, dice, e fagli un’iniezione di corroburina Flek, la medicina marziana d’ogni verme toccasana. Okay flut, flut, flut, liquido il carattere gotico, scelgo il longobardo, impaginazione errata, consulto, error. Error! Error! Che error da demens, imposto, impasto, scosto, batto, ribatto, clicco, rimetto tramezzino, reintegrare con disco di ripristino cobol. Cobol? Ma che basic vuoi, di che secolo sei? Fortrain. Fortrain? A che ora parte la prossima astrotrena per Ludovica Porta? Mi dia l’orario del rapido Baggio-Magenta delle 16 e 09. Magma, magma, voglio la mamma! Flick, gluick, flock, going, glick, cloch, clich, mouse, qui la mano, armistizio. Mi col mouse, ti col muose, topo topolin. Topolin, topolin, topolin, topolin! Per far rincretinire i grandi ed i piccin… noi con voi, voi con noi nel compiuterin! Error, Disney error, ahi! Copyright! Copyright! Flut, flat, flet, glun, glan, glen, grant star treck, sono fico, sono snello, tomboraider nel cervello, chic e choc, tric e trac, crich e croch, file non stop! Aaaah!
Ecco com’è la mia giornata, Aspirina Vudù?!!”
“Un avvilente e crudele rimbecillimento.”