cronache di spettrolini
Considerazioni obbligate
Molti contattati e contattisti, rapiti dai dischi volanti, cercano di capirne le ragioni da piccoli, significativi, segni nella loro memoria e sul loro corpo. Io invece ricordo perfettamente come avvenne, ed oggi ho alcuni amici tra alieni di varie razze. Uno di questi è il Cavalier Spettrolini, che nega sempre la sua identità, e vuol farmi credere d'essere un fantasma. In realtà è un monaco. E chi sono i monaci? direte voi. Spiegovelo subito. Questa particolare razza è una delle più malefiche ed aggressive, tra le più difficili da incontrare. I pochi testimoni, li descrivono incappucciati e coperti da tuniche arancioni, da cui |
emergono solo le mani, protette da guanti, e le pupille degli occhi, rosso luccicante.
Il viso, in ombra perenne, sembra quindi nero, tanto che sono detti Oscuri, ed a causa del loro abbigliamento sono anche chiamati Jawass, nome che rimanda agli omonimi alieni di guerre stellari.
Questi esseri, tuttavia, mostrano notevoli differenze rispetto ai Jawass di guerre stellari, perchè sono molto pù alti. La loro statura, infatti, varia dal metro e cinquanta al metro e cinquanta due. In alcuni casi può essere superiore al metro e cinquanta tre! Io credo che sotto quel mantello si celi una risposta che farebbe storcere il naso ai maggiori rappresentanti delle religioni mondiali. La mia ipotesi è che quelle creature dalle pelle rossa, molto sensibili alla luce, (che arreca loro notevoli danni), con protuberanze sul cranio simili a piccole corna, sono i diavoli di mitologica memoria. La provenienza dei Monaci è probabilmente da ricercare nella costellazione di Orione.
Il Cavalier Spettrolini, nella sua grande chiarezza espositiva, confermò e smentì tali supposizioni.
Il viso, in ombra perenne, sembra quindi nero, tanto che sono detti Oscuri, ed a causa del loro abbigliamento sono anche chiamati Jawass, nome che rimanda agli omonimi alieni di guerre stellari.
Questi esseri, tuttavia, mostrano notevoli differenze rispetto ai Jawass di guerre stellari, perchè sono molto pù alti. La loro statura, infatti, varia dal metro e cinquanta al metro e cinquanta due. In alcuni casi può essere superiore al metro e cinquanta tre! Io credo che sotto quel mantello si celi una risposta che farebbe storcere il naso ai maggiori rappresentanti delle religioni mondiali. La mia ipotesi è che quelle creature dalle pelle rossa, molto sensibili alla luce, (che arreca loro notevoli danni), con protuberanze sul cranio simili a piccole corna, sono i diavoli di mitologica memoria. La provenienza dei Monaci è probabilmente da ricercare nella costellazione di Orione.
Il Cavalier Spettrolini, nella sua grande chiarezza espositiva, confermò e smentì tali supposizioni.
Gli Oscuri e l'Età della Pietra
Seconda seduta
"Caro lei, che gli Oscuri siano una particolare razza aliena, tra le più cattive ed aggressive e fortunatamente tra le più difficili da incontrare è cosa nota e ignota ai più. E' risaputo e arcignorato, che arrivano dalle stelle di Orione, se sono partiti, ma se non viaggiano restano laggù!!" Lei fa delle belle scoperta, bifolco d'un bifolco. Il tutto si evince dalle numerose tradizioni e leggende delle antiche civiltà terrestri dai Dogon a Enoch, transitando per Fred Astaire e Ginger Rogers. Molti episodi paranormali, incontri con diavoli, fantasmi, spiritelli di natura, levitazione e sparizione di oggetti, possessioni non riconducibili a isterismo o malattie psichiche, possono essere spiegati. Sono entità biologiche extraterrestri, dette anche EBE. Basta pensare alle sorprendenti doti psichiche, telecinetiche e cinematografiche degli Oscuri, che vantano una conformazione fisica simile a quella del demonio della tradizione popolare.
Ma adesso, egregerrima remittenza, mi lasci dire, se dir si vuole dire, che in uno spazio tanto esiguo è impossibile offrire un'ordinata seppur sommaria panoramica della loro presenza nelle religioni, ma ci proveremo, continuando la nostra disquisizione sulle origini dell'universo. Dove ero rimasto? Ah, sì... durante l’età della pietra, tutto era di pietra, anche le lettere d’amore. Gli innamorati se ne stavano sotto i balconi di pietra delle loro belle, facendo loro serenate con chitarre e mandolini di pietra. Speravano di aprire così un varco in quei cuori di pietra.
I biglietti d’amore cadevano giù e i ragazzi facevano balzi prodigiosi per evitarli.
Quando non ci riuscivano finivano negli ospedali di pietra in letti di pietra, oppure perivano sotto il peso di un amore corrisposto.
Ad esempo, se ambivano a farsi una certa cultura restavano schiacciati tra le pagine dei giornali di pietra, e chi voleva leggere al bar, diceva: “Vediamo chi c’è oggi nel giornale.”
L’ufficio postale stava in cima ai colli di pietra, per comodità, e sotto si stendevano paesi e città di pietra. Molti svegliandosi al mattino pensavano: “Spero non ci sia nulla per me oggi.”
Aspettare la posta era pericoloso: amori, affari, notizie serie ed allegre… piombavano giù dalle coline, lanciate da postini forzuti, dotati di bicipiti e tartarughe dure come pietra, e rotolavano lungo il pendio.
La città era invasa dal terrore: “I telegrammi! I telegrammi!” urlava la gente.
Le lettere precipitavano nei giardini, i plichi cadevano sulle strade, sui monumenti e sulle fontane di pietra.
“I vaglia! I vaglia!” urlavano tutti, fuggendo. Soltanto in alcun periodi c’era pace, quando il SEP, (Sindacato Età della Pietra), dichiarava lo sciopero generale.
Chi perdeva la casa durante l’ora della posta, in attesa di ricostruirla si accampava all’aperto, elevando tende di pietra.
E i soldi? Quelli di grosso taglio era enormi, mentre gli spiccioli con l’inflazione si trasformavano in un tormento insopportabile. La gente doveva usare come borsellino grandi carri di pietra, con le ruote di pietra.
Così i poveri erano leggeri e felici, mentre i miliardari trascinavano un’esistenza grama, spingendo o trascinando a fatica l’enorme cumulo delle loro ricchezze.
Eppure la cupidigia continuò ad esistere per anni, tanto che per arricchire senza lavorare, molte giovani donne si davano da fare lungo i viali, per poche pietre. Una delle forme più ambite di pagamento dalle prostitute, era la lapidazione.
C’erano, poi, uomini piccoli e magri che pur volendo andare a puttane, appena uscivano di casa cadevano sotto il peso del peccato. Niente male, anche perché i profilattici di pietra rendevano l’amplesso decisamente difficile e pesante.
V’erano anche tizi facoltosi che avevano fatto fortuna con il traffico illegale delle pietre false, o con il riciclaggio delle pietre sporche, provenienti dal traffico di droga, come la cocapietrina. Erano così ricchi da possedere intere montagne. Il più danaroso si era impadronito delle alpi svizzere, che erano un'immensa banca all’aperto.
Uno d’essi, per una donna affascinante, che indossava splendide guepiere di alabastro fino, ed aveva natiche e seni grossi e sodi come granito di Carrara, si rovinò perdendo al gioco, in una notte, tre montagne e una collinetta, che non era neanche sua, ma di una vecchia zia di Pietrasanta.
Ridotto sul lastrico, iniziò a vagare per le strade, curvo e lacero, rubando qualche spicciolo di ghiaia ai giochi dei bimbi nei giardini.
Ma adesso, egregerrima remittenza, mi lasci dire, se dir si vuole dire, che in uno spazio tanto esiguo è impossibile offrire un'ordinata seppur sommaria panoramica della loro presenza nelle religioni, ma ci proveremo, continuando la nostra disquisizione sulle origini dell'universo. Dove ero rimasto? Ah, sì... durante l’età della pietra, tutto era di pietra, anche le lettere d’amore. Gli innamorati se ne stavano sotto i balconi di pietra delle loro belle, facendo loro serenate con chitarre e mandolini di pietra. Speravano di aprire così un varco in quei cuori di pietra.
I biglietti d’amore cadevano giù e i ragazzi facevano balzi prodigiosi per evitarli.
Quando non ci riuscivano finivano negli ospedali di pietra in letti di pietra, oppure perivano sotto il peso di un amore corrisposto.
Ad esempo, se ambivano a farsi una certa cultura restavano schiacciati tra le pagine dei giornali di pietra, e chi voleva leggere al bar, diceva: “Vediamo chi c’è oggi nel giornale.”
L’ufficio postale stava in cima ai colli di pietra, per comodità, e sotto si stendevano paesi e città di pietra. Molti svegliandosi al mattino pensavano: “Spero non ci sia nulla per me oggi.”
Aspettare la posta era pericoloso: amori, affari, notizie serie ed allegre… piombavano giù dalle coline, lanciate da postini forzuti, dotati di bicipiti e tartarughe dure come pietra, e rotolavano lungo il pendio.
La città era invasa dal terrore: “I telegrammi! I telegrammi!” urlava la gente.
Le lettere precipitavano nei giardini, i plichi cadevano sulle strade, sui monumenti e sulle fontane di pietra.
“I vaglia! I vaglia!” urlavano tutti, fuggendo. Soltanto in alcun periodi c’era pace, quando il SEP, (Sindacato Età della Pietra), dichiarava lo sciopero generale.
Chi perdeva la casa durante l’ora della posta, in attesa di ricostruirla si accampava all’aperto, elevando tende di pietra.
E i soldi? Quelli di grosso taglio era enormi, mentre gli spiccioli con l’inflazione si trasformavano in un tormento insopportabile. La gente doveva usare come borsellino grandi carri di pietra, con le ruote di pietra.
Così i poveri erano leggeri e felici, mentre i miliardari trascinavano un’esistenza grama, spingendo o trascinando a fatica l’enorme cumulo delle loro ricchezze.
Eppure la cupidigia continuò ad esistere per anni, tanto che per arricchire senza lavorare, molte giovani donne si davano da fare lungo i viali, per poche pietre. Una delle forme più ambite di pagamento dalle prostitute, era la lapidazione.
C’erano, poi, uomini piccoli e magri che pur volendo andare a puttane, appena uscivano di casa cadevano sotto il peso del peccato. Niente male, anche perché i profilattici di pietra rendevano l’amplesso decisamente difficile e pesante.
V’erano anche tizi facoltosi che avevano fatto fortuna con il traffico illegale delle pietre false, o con il riciclaggio delle pietre sporche, provenienti dal traffico di droga, come la cocapietrina. Erano così ricchi da possedere intere montagne. Il più danaroso si era impadronito delle alpi svizzere, che erano un'immensa banca all’aperto.
Uno d’essi, per una donna affascinante, che indossava splendide guepiere di alabastro fino, ed aveva natiche e seni grossi e sodi come granito di Carrara, si rovinò perdendo al gioco, in una notte, tre montagne e una collinetta, che non era neanche sua, ma di una vecchia zia di Pietrasanta.
Ridotto sul lastrico, iniziò a vagare per le strade, curvo e lacero, rubando qualche spicciolo di ghiaia ai giochi dei bimbi nei giardini.